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venerdì 8 agosto 2014

Lo Sapevate Che: Questa Settimana...



 La resistibile ascesa di Mr. Tavecchio

Stadi in mano agli ultras. Bilanci delle società in rosso. Scontri e incidenti. Però non di questo si parla, ma delle frasi sconnesse (e inaccettabili del candidato alla Federcalcio. Perché non si vuole cambiare niente. Anche in politica…

Confesso, e sinceramente me ne scuso con i cultori della materia, che fino a pochi giorni fa di Carlo Tavecchio, designato alla guida del calcio nazionale, sapevo poco o nulla. Più nulla che poco. Poi il personaggio è, per così dire, esploso e la sua vicenda si è svolta in Europa. Prima locale, con interpellanze e ordini del giorno, manco si trattasse della striscia di Gaza (..), poi addirittura internazionale, con tanto di indignate proteste della Uefa. Ha detto la sua persino la Fifa, e subire lezioni di moralità da Mr. Blatter fa un certo effetto: peccato che si una cosa seria, perché siamo già sprofondati nel ridicolo (..). Ipocrisia, perché non ci voleva certo lo squallido eloquio del Tavecchio per scoprire che stadi e piazze d’Italia grondano da anni di razzismo e banane e insulti ai Balotelli & C.: c’è bisogno di ricordare il contributo in materia di Bossi, Borghezio, Gentilini, Calderoli? Ipocrisia, perché come capisce anche un bambino in questa storia il razzismo c’entra fino a un certo punto: senza quella frasaccia  ce lo tenevamo, il Tavecchio, e amici come prima?
Ipocrisia, Ancora, Perché si parla d’altro indignandosi per frasi incivili e censurabili, ma dimenticando scontri e incidenti, che gli stadi sono terra di nessuno, che i Gerry’ a carogna contano più di sindaci e prefetti, che i “tornelli” per i quali ce l’anno menata per mesi non riescono a fermare bastoni, petardi, bombe carta. (..). La verità è che pochi vogliono davvero cambiarli questo calcio e questi stadi, altrimenti a nessuno sarebbe venuto in mente di sostenere il Tavecchio – con la solitaria eccezione di Roma e Juve -, se non per la necessità che il sistema continui così com’è all’infinito, che nessun estraneo ci metta il becco, che ogni elezione sia il frutto di un equilibrio tra i diversi poteri: comando alle grandi squadre, compensi alle piccole, poltrone agli uni e agli altri, mercato in poche mani e affari senza controllo, vivai dimenticati. (..).
Forse non è un caso che nessuno si indigni per la Casta del calcio, che pure è potente, perché si dice che il pallone è fatto per sognare e in nome di questo sogno di massa si chiudono tutti e due gli occhi su ingaggi di miliardi, vezzi da star, affarucci e calcio scommesse. (..). Ma alla fine vale la regola aurea: spesso chi non vuole cambiare niente difende qualcos’altro, privilegi o giochetti, status o consolidati equilibri di comodo. E la cattiva abitudine è talmente intrecciata al carattere italico che perfino quando si parla di questioni fondamentali come le riforme non riesci più a distinguere tra innovatori sinceri, conservatori ipocriti e fondamentalisti del nichilismo. Si perde l’oggetto della discussione, si bada ad altro, il linguaggio fa impallidire perfino i Tavecchio. E il rischio è che alla fine, pur di arrivare al risultato, ci si accontenti di soluzioni raffazzonate, cervellotiche, improvvisate. Nel calcio e in politica.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso – 7 agosto 2014

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