E Si Parla Ancora di aborto, di organizzazione
pro-vita, di malformazioni di feti e del diritto delle donne a poter scegliere
della propria vita, del proprio futuro e del futuro della propria famiglia. Una
legge controversa, quella approvata dal Senato texano a schiacciante
maggioranza, la legge 25 delle “wrongful birth”. Cosa sono le wrongful birth?
Azioni legali intentate contro medici che non
hanno diagnosticato o correttamente informato i genitori sulla presenza nel
feto di gravi anomalie genetiche o malformazioni. La legge 25, approvata dal
Senato texano, intende per prima cosa, come ha affermato Brandon Creigton, il
senato repubblicano che l’ha proposta, ridurre questo genere di azioni legali e
poi far diminuire gli aborti. Come? Non allarmando i genitori e “omettendo”,
denuncia qualcuno, informazioni che potrebbero portare a decidere per
l’interruzione di gravidanza. Secondo Creigton, fino a ora i medici, temendo
azioni legali, hanno incentivato aborti per tutelarsi, ma molti avvocati texani
negano che questo genere di cause siano frequenti e denunciano l’iniquità di
una legge che si basa sull’assurdo che informare una donna sui problemi del
feto sia un esplicito invito all’aborto. Quindi non è detto che il medico debba
per forza mentire, ma se volesse potrebbe farlo, minando alla base quel
rapporto di fiducia necessario e imprescindibile tra medico e paziente. Queste
sono le critiche che vengono mosse alla legge 25. Ma Vi Racconto una storia, la storia di Rachel
Tittle che, nel 2011, incinta e alla ventesima settimana – come ha detto al
Washington Post – scopre che il feto ha contratto un’infezione congenita da
citomegalovirus. Questa infezione talvolta lascia indenne il feto, altre lo
porta alla morte, altre ncora a sordità e danni cerebrali. La bimba di Rachel
non ce la fa. Rachel ritiene che se l’infezione fosse stata diagnosticata
prima, se lei avesse saputo della trasmissione del virus da madre afiglia, la
gravidanza sarebbe andata diversamente. Non è così perché a oggi, la
consapevolezza della presenza dell’infezione non dà la possibilità di agire.
Lei non ha fato causa perché sapeva che il suo medico era in buona fede e aveva
fatto il possibile per salvare sua figlia. Non ha fatto causa perché sussisteva
un rapporto di sima e di fiducia ma anche perché, molto probabilmente, non
c’erano i presupposti per adire le vie legali. Però, commentando la legge 25,
Rachel immagina che se il medico per evitare cause e non certo per incrementare
le nascite, non condivide con i genitori i problemi del feto, molti bimbi che
potrebbero essere salvati da interventi tempestivi e azioni mirate, non ce la
farebbero. Ecco quindi che una legge presentata come pro-vita può avere
risvolti grotteschi. Morale di Rachel: ci sono in gravidanza ostacoli
superabili, ma solo se tra medico e paziente sussiste un rapporto di totale
condivisione. E io aggiungo: ci sono famiglie, e sono la stragrande
maggioranza, che alla diagnosi della sindrome di Down non penserebbero affatto
a interrompere la gravidanza, ma sapendolo per tempo potrebbero organizzare le
proprie vite per dare al nascituro tutte le attenzioni di cui ha bisogno. Ora però,
tutto il rumore intorno a questa legge, il fatto che sia stata votata in uno
stato considerato la roccaforte della destra religiosa, che si sia parlato di
scelte pro-life da un a parte e di patente per la menzogna dall’altra, mi ha
dato da pensare e, in maniera forse molto più prosaica rispetto a quanto avrete
letto altrove, perché non starò qui a parlarvi della sacralità della vita e
dell’importanza della verità, mi sono convinto che sia solo un modo per
risparmiare denaro e per iniziare a togliere piccoli, ma significativi pezzi
alla riforma di Obama. Magari il medico non dovrà mentire, ma potrà molto più
semplicemente evitare di approfondire, così accadrà che, chi non potrà
permettersi esami più approfonditi non potrà prendersela con nessuno. Questa
legge non sarà, secondo me, né pro-life, né foriera di menzogne, ma di iniquità
sociale. Una legge voluta da cattolici, votata da cattolici ma che, da
qualunque parte la si guardi, di cattolico non ha nulla. E resto della mia
idea: tutto ciò che si professa pro-vita e intende limitare la libertà
dell’individuo fa paura e sa di morte.
Roberto Saviano – L’Antitaliano – L’Espresso – 2 aprile 2017-
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