Noi Italiani Siamo abituati a essere ammirati in America
per un’estetica della vita che abbraccia la qualità del cibo, la moda, il
design la stupenda bellezza del nostro paese. La venerazione americana è una
rendita di cui non abbiamo merito, siamo seduti “sulle spalle di giganti” come
Leonardo e Raffaello, Verdi e Puccini, Dante e Petrarca, Visconti e Fellini. Di
recente è subentrato un altro tipo di interesse, al quale non siamo abituati.
Ci guardano con una curiosità nuova, riscoprendo l’Italia come laboratorio
politico, in grado di anticipare tendenze che stanno conquistando il mondo. Un
esempio è il bestseller di un autore indiano che vive a Londra e ha successo
anche qui in America. Pankaj Mishra. Il libro si chiama Age of Anger (“l’èra
della rabbia”) ed è un viaggio dentro i nuovi populismi, le loro cause, la loro
natura profonda. Mishra è un intellettuale cosmopolita di vaste letture. Per
capire Trump e Brexit, Marine Le Pen o il jihadismo islamico, spazia da
Jean-Jacques Rousseau a Hannah Arendt, da Dostoevskij a Bakunin. Ma il capitolo
introduttivo del suo libro, il più importante, lo dedica a Gabriele D’Annunzio.
Lo considera il precursore geniale di tutto ciò che si agita nel caos mondiale
dei nostri giorni. D’Annunzio come agitatore politico, più che poeta: il vate del
nazionalismo, l’ispiratore del fascismo, l’inventore di un’estetica eroica del
populismo. Un uomo che volle travalicare i confini tradizionalisti fra destra e
sinistra, spazzare via i politici, sostituirli con un leader carismatico,
ispirato, in diretta comunicazione con le masse. Decisionista. Impavido di
fronte all’uso della violenza. Nel magma vulcanico delle idee dannunziane c’era
tutto e il contrario di tutto. Affascinò Benito Mussolini nella fase iniziale
in cui il futuro Duce era un po' socialista, molto nazionalista, non ancora
compiutamente fascista; e voleva raccogliere consensi a 360 gradi, tra i
proletari reduci dalla prima guerra mondiale, tra la piccola borghesia
impoverita e spaventata dagli scioperi, tra i capitalisti reazionari. La vaghezza
e l’ambiguità sovversiva di D’Annunzio fu la perfetta ispirazione per il
giovane Mussolini. Mishra vede altri aspetti di D’Annunzio che prefigurano i
Superuomini populisti del nostro tempo: egemonia, narcisismo sfrenato,
formidabile capacità di promozione di se stesso, self-marketing. D’Annunzio
arrivò a simulare la propria morte per lanciare un romanzo col proprio nome. Un
aspetto più terrificante, Mishra lo individua nella liberazione-occupazione di
Fiume, che D’Annunzio trasformò in una libera repubblica: attirandovi giovani
avventurieri in preda a un delirio di onnipotenza, in mezzo a orge sessuali, in
un’ideologia ipermaschilista (ma anche aperta all’omosessualità) che Mishra
paragona all’overdose di testosterone dei militanti jihadisti che, nei territori
controllati dall’Isis, schiavizzano e violentano le donne. C’è anche
l’ideologia del martirio, l’aspirazione a una morte sacra in nome di un valore
supremo, che sia nazione o religione. Altri americani stanno riscoprendo
quell’epoca della loro storia in cui grandi figure della politica e
dell’industria (Henry Ford; il padre dei Kennedy; l’aviatore Lindbergh)
ammirarono il fascismo italiano e sognarono di trapiantarlo negli Usa. Dagli
anni ’20 si spostano agli anni ’90: Berlusconi come prototipo di Trump; la Lega
come pioniera dei movimenti anti-immigrati. Ricordo quando ero un giovane
iscritto al Pci di Enrico Berlinguer, e girando il mondo scoprivo quanto fosse
studiato Antonio Gramsci. Oggi è uno stupore diverso che mi coglie, e quando
nelle università newyorchesi e californiane mi sento interrogare su altri “maestri”
italiani che il mondo sta riesumando.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 22
Aprile 2017 -
Nessun commento:
Posta un commento