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venerdì 28 aprile 2017

Lo Sapevate Che: L'Italia? Un laboratorio politico per arrabbiati...



Noi Italiani Siamo abituati a essere ammirati in America per un’estetica della vita che abbraccia la qualità del cibo, la moda, il design la stupenda bellezza del nostro paese. La venerazione americana è una rendita di cui non abbiamo merito, siamo seduti “sulle spalle di giganti” come Leonardo e Raffaello, Verdi e Puccini, Dante e Petrarca, Visconti e Fellini. Di recente è subentrato un altro tipo di interesse, al quale non siamo abituati. Ci guardano con una curiosità nuova, riscoprendo l’Italia come laboratorio politico, in grado di anticipare tendenze che stanno conquistando il mondo. Un esempio è il bestseller di un autore indiano che vive a Londra e ha successo anche qui in America. Pankaj Mishra. Il libro si chiama Age of Anger (“l’èra della rabbia”) ed è un viaggio dentro i nuovi populismi, le loro cause, la loro natura profonda. Mishra è un intellettuale cosmopolita di vaste letture. Per capire Trump e Brexit, Marine Le Pen o il jihadismo islamico, spazia da Jean-Jacques Rousseau a Hannah Arendt, da Dostoevskij a Bakunin. Ma il capitolo introduttivo del suo libro, il più importante, lo dedica a Gabriele D’Annunzio. Lo considera il precursore geniale di tutto ciò che si agita nel caos mondiale dei nostri giorni. D’Annunzio come agitatore politico, più che poeta: il vate del nazionalismo, l’ispiratore del fascismo, l’inventore di un’estetica eroica del populismo. Un uomo che volle travalicare i confini tradizionalisti fra destra e sinistra, spazzare via i politici, sostituirli con un leader carismatico, ispirato, in diretta comunicazione con le masse. Decisionista. Impavido di fronte all’uso della violenza. Nel magma vulcanico delle idee dannunziane c’era tutto e il contrario di tutto. Affascinò Benito Mussolini nella fase iniziale in cui il futuro Duce era un po' socialista, molto nazionalista, non ancora compiutamente fascista; e voleva raccogliere consensi a 360 gradi, tra i proletari reduci dalla prima guerra mondiale, tra la piccola borghesia impoverita e spaventata dagli scioperi, tra i capitalisti reazionari. La vaghezza e l’ambiguità sovversiva di D’Annunzio fu la perfetta ispirazione per il giovane Mussolini. Mishra vede altri aspetti di D’Annunzio che prefigurano i Superuomini populisti del nostro tempo: egemonia, narcisismo sfrenato, formidabile capacità di promozione di se stesso, self-marketing. D’Annunzio arrivò a simulare la propria morte per lanciare un romanzo col proprio nome. Un aspetto più terrificante, Mishra lo individua nella liberazione-occupazione di Fiume, che D’Annunzio trasformò in una libera repubblica: attirandovi giovani avventurieri in preda a un delirio di onnipotenza, in mezzo a orge sessuali, in un’ideologia ipermaschilista (ma anche aperta all’omosessualità) che Mishra paragona all’overdose di testosterone dei militanti jihadisti che, nei territori controllati dall’Isis, schiavizzano e violentano le donne. C’è anche l’ideologia del martirio, l’aspirazione a una morte sacra in nome di un valore supremo, che sia nazione o religione. Altri americani stanno riscoprendo quell’epoca della loro storia in cui grandi figure della politica e dell’industria (Henry Ford; il padre dei Kennedy; l’aviatore Lindbergh) ammirarono il fascismo italiano e sognarono di trapiantarlo negli Usa. Dagli anni ’20 si spostano agli anni ’90: Berlusconi come prototipo di Trump; la Lega come pioniera dei movimenti anti-immigrati. Ricordo quando ero un giovane iscritto al Pci di Enrico Berlinguer, e girando il mondo scoprivo quanto fosse studiato Antonio Gramsci. Oggi è uno stupore diverso che mi coglie, e quando nelle università newyorchesi e californiane mi sento interrogare su altri “maestri” italiani che il mondo sta riesumando.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 22 Aprile 2017 -

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