Usare Charles Darwin contro la Xylella fastidiosa. È l’idea di Robert
Ford Denson, docente di Ecologia e scienza dell’evoluzione alla University of
Minnesota e autore del bestseller Darwinian
Agricoture (Princeton University Press). Pioniere di un originale approccio
per difendere e aumentare i raccolti ispirato alle idee del grande naturalista
inglese, ha in mente due nuove strategie per sconfiggere il batterio che
infesta gli ulivi pugliesi. Ci anticipa qu quello che illustrerà al Food &
Science Festival di Mantova (5-7 maggio). Le strategie si ispirano alla figura
dell’agricoltore darwiniano, che nella visione di Denison non risolve i
problemi in laboratorio ma nei campi, armato non di provetta e Dna, ma di una
buona edizione dell’Origine delle specie:
“Mi interessa intervenire non sui singoli geni ma sul processo evolutivo delle
piate. Per esempio, coltivando apposta piante in campi afflitti da una
malattia, si individueranno quelle resistenti quando, per qualche mutazione
casuale, appariranno” spiega Denison. “L’agricoltura darwiniana può anche
scegliere di seguire un cammino opposto rispetto a quello dell’evoluzione
naturale. Questa premia gli “egoisti”, ovvero le piante più alte, perché
riescono a sottrarre luce solare alle vicine. L’agricoltore darwiniano al
contrario può selezionare le spighe di grano o riso più basse, che invece di
usare acqua ed energia per svilupparsi in alto investono tutte le risorse nei
chicchi”. Un terzo tipo di strategia darwiniana è quello che potrebbe aiutare
anche gli ulivi pugliesi, mettendo la Xylella
in competizione con un nemico biologico: “Ho visto, in uno studio brasiliano
sulla flora batterica delle pervinche, che un batterio, il Curtobacterium flaccumfaciens, rilascia proteine, dette
batteriocine, che possono uccidere il Curtobacterium
sugli ulivi” suggerisce Denison. “La Xylella
col tempo può evolvere una resistenza alle batteriocine, è vero, ma se la
competizione tra Xylella e Curtobacterium per le risorse dell’ulivo
fosse particolarmente accesa, allora il secondo sarebbe incentivato a mutare
anch’esso per rendere ancora più efficaci le sue batteriocine”. Una corsa agli
armamenti in perfetto stile Darwin. “Un’altra soluzione che vale la pena di
investigare riguarda il gel che la Xylella
produce e che blocca il trasporto dell’acqua negli alberi, facendoli avvizzire”
dice Denison. “Se si trovasse in natura – o si ottenesse in laboratorio – un
batterio capace di vivere dentro gli ulivi e mangiare quel gel, potremmo attenuare
i danni della Xylella senza neppure
ucciderla”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 28
Aprile 2017 -
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