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domenica 30 aprile 2017

Lo Sapevate Che: Contro la xylella mettiamo in campo Charles Darwin...



Usare Charles Darwin contro la Xylella fastidiosa. È l’idea di Robert Ford Denson, docente di Ecologia e scienza dell’evoluzione alla University of Minnesota e autore del bestseller Darwinian Agricoture (Princeton University Press). Pioniere di un originale approccio per difendere e aumentare i raccolti ispirato alle idee del grande naturalista inglese, ha in mente due nuove strategie per sconfiggere il batterio che infesta gli ulivi pugliesi. Ci anticipa qu quello che illustrerà al Food & Science Festival di Mantova (5-7 maggio). Le strategie si ispirano alla figura dell’agricoltore darwiniano, che nella visione di Denison non risolve i problemi in laboratorio ma nei campi, armato non di provetta e Dna, ma di una buona edizione dell’Origine delle specie: “Mi interessa intervenire non sui singoli geni ma sul processo evolutivo delle piate. Per esempio, coltivando apposta piante in campi afflitti da una malattia, si individueranno quelle resistenti quando, per qualche mutazione casuale, appariranno” spiega Denison. “L’agricoltura darwiniana può anche scegliere di seguire un cammino opposto rispetto a quello dell’evoluzione naturale. Questa premia gli “egoisti”, ovvero le piante più alte, perché riescono a sottrarre luce solare alle vicine. L’agricoltore darwiniano al contrario può selezionare le spighe di grano o riso più basse, che invece di usare acqua ed energia per svilupparsi in alto investono tutte le risorse nei chicchi”. Un terzo tipo di strategia darwiniana è quello che potrebbe aiutare anche gli ulivi pugliesi, mettendo la Xylella in competizione con un nemico biologico: “Ho visto, in uno studio brasiliano sulla flora batterica delle pervinche, che un batterio, il Curtobacterium flaccumfaciens, rilascia proteine, dette batteriocine, che possono uccidere il Curtobacterium sugli ulivi” suggerisce Denison. “La Xylella col tempo può evolvere una resistenza alle batteriocine, è vero, ma se la competizione tra Xylella e Curtobacterium per le risorse dell’ulivo fosse particolarmente accesa, allora il secondo sarebbe incentivato a mutare anch’esso per rendere ancora più efficaci le sue batteriocine”. Una corsa agli armamenti in perfetto stile Darwin. “Un’altra soluzione che vale la pena di investigare riguarda il gel che la Xylella produce e che blocca il trasporto dell’acqua negli alberi, facendoli avvizzire” dice Denison. “Se si trovasse in natura – o si ottenesse in laboratorio – un batterio capace di vivere dentro gli ulivi e mangiare quel gel, potremmo attenuare i danni della Xylella senza neppure ucciderla”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 28 Aprile 2017 -

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