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martedì 18 aprile 2017

Lo Sapevate Che: Spiegateci che fare con l'euro (possibilmente senza urlare)...



Sarebbe utile una volta aprire una discussione seria, onesta e laica sull’euro. È davvero possibile uscirne e in quale modo? Sarebbe un vantaggio per l’Italia (o altri Paesi)? Si potrebbe rinegoziare? Sono le domande che circolano fra i cittadini europei e alle quali non si offrono autentiche risposte ma opposte visioni ideologiche. È stato così fin dal principio. Vent’anni fa, alla vigilia dell’ingresso dell’Itala nell’euro, le poche isolette critiche o soltanto dubbiose, a sinistra e a destra, furono sommerse da uno tsunami di retorica sulle magnifiche sorti e progressive della moneta unica. Il fronte “no euro” in realtà era nato molti anni prima, guidato da Giorgio Napolitano come nessuno ricorda, forse neppure lui. Alla fine dei Settanta l’allora responsabile delle politiche economiche del Pci convinse il partito a opporsi con forza all’adesione allo Sme (Sistema Monetario Europeo), primo e decisivo passo verso l’euro, con una serie di argomenti divenuti oggi assai attuali: il sistema avrebbe favorito la Germania a danno del Sud Europa, in particolare dell’Italia che sarebbe caduta in una fase di stagnazione economica, e in generale l’euro avrebbe privilegiato i ricchi sui poveri e sui lavoratori, destinati a perdere diritti, salari tutele e pezzi di welfare. A distanza di quarant’anni la profezia si è avverata su tutta la linea. Nel frattempo Napolitano è diventato un paladino dell’euro. Lucrezia Reichlin ha ricordato sul Corriere come l’euro sia stato concepito da tre nazioni, Germania, Italia e Francia, per decenni accomunate in una crescita parallela e che dopo l’euro hanno preso strade opposte, con il boom tedesco, la frenata francese e il crollo italiano. L’euro ha avuto insomma l’effetto di una guerra persa per il Sud Europa. Ma altro è non entrare in guerra, come hanno fatto Danimarca e Svezia, altro è firmare ora una resa catastrofica, come sarebbe l’uscita unilaterale. I paladini del “no euro” oggi prendono in giro i popoli esattamente come i paladini dell’euro vent’anni fa, raccontando il ritorno alla liretta come l’avvento di Bengodi. Bisogna studiare un piano elaborato, come aveva provato a fare con la moneta parallela il caro e grande Luciano Gallino, che l’aspirante Di Maio confonde con un certo “psicologo Gallini”. Ma anche in quel complicato caso, al principio sarebbero lacrime e sangue per i più poveri. Assai più utile sarebbe poter rinegoziare i trattati e i debiti pubblici. Vogliamo allora provare a uscire dalle curve da stadio pro o contro l’euro e cominciare a discutere i fatti storici, i risultati, le soluzioni realistiche?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica 14 aprile 2017 -

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