Per dire della ormai conclamata irrilevanza, stavolta
nessuno a sprecato il solito comunicato in cui si depreca che Donald Trump
abbia bombardato la Siria “senza attendere il consenso” e senza agir sotto
“l’egida” delle Nazioni Unite. Solo un timido accenno al fatto che, se vorrà
rifarlo, sarebbe bene che passasse dal Consiglio di sicurezza. L’Occidente
intero plaude, qualcuno tira un sospiro di sollievo per non essere stato
costretto ad agire e il cowboy ha tolto le castagne dal fuoco, la Russia avanza
una protesta di prammatica. E Antonio Guterres, il nuovo segretario generale
portoghese in carica dal primo gennaio scorso (alzi la mano chi lo conosce),
nemmeno si prova a ricordare agli americani che esisterebbe, in teoria, proprio
a New York un organismo sorto per dirimere i conflitti tra gli Stati. E dare o
meno il beneplacido per punire eventuali discoli. Ci fu un tempo in cui le
Nazioni Unite, pur impacciate a causa del diritto di veto per i Paesi vincitori
della Seconda guerra mondiale, emanavano fascino e prestigio. Partecipare alle
missioni dei caschi blu era un onore. Quando ha cominciato a sgretolarsi
l’ordine sancito a Yalta, con esso è andato metaforicamente in frantumi anche
il Palazzo di Vetro. Caduto il Muro di Berlino, l’Onu è dapprima morta a
Sarajevo nell’incapacità e addirittura nell’ignavia dei suoi soldati che non
hanno saputo fermare il massacro in città che avevano pomposamente dichiarato
“protette”. Poi è rimorta e rimuore ogni volta che qualcuno tenta una disperata
rianimazione con la respirazione bocca a bocca. L’ultimo colpo fatale, e più
vigliacco perché si accaniva contro un corpo già morto, l’ha inferito George
Bush il figlio quando si è armato ed è partito con la coalizione dei
volenterosi per il deserto iracheno
dopo che non era riuscito a convincere le Nazioni Unite a firmargli quel
benedetto lasciapassare per usarlo come una foglia di fico. Caduta la foglia, è
rimasto nudo il concetto di legalità da ricercare quando si tratta di usare le
armi per risolvere i contenziosi tra gli Stati. Qualcuno per riflesso
condizionato e finzione ipocrita va ancora a New York a presentare domandina
per poter bombardare (Sarkozy e Cameron con la Libia), salvo affrettarsi a
passare ai fatti e interpretare in modo estensivo l’ok ricevuto. In tempo di
populismo maturo, col ritorno prepotente dell’idea di Stato nazione e di
sovranità, la conseguenza è la svalutazione di ogni organismo internazionale in
grado di mettere lacci e laccioli a leader che accettano un giudizio solo dal
“loro”popolo. L’Onu? Un oggetto di antiquariato.
Gigi Riva – Ghigliottina –
L’Espresso – 16 aprile 2017 -
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