Sono Stato Al Festival del giornalismo di Perugia, luogo di
talento, cresciuto negli anni grazie alla cura e alla dedizione di Arianna
Ciccone e Chris Potter. Non potevo immaginare luogo migliore per una
riflessione che considero cruciale, che tiene conto di due parametri
fondamentali e tra loro collegati: tempo e contenuti. Quando tutto è veloce,
quando tutto deve essere veloce, a farne le spese sono i contenuti. E la
velocità ci rende miopi e rende fallibili le nostre idee, le nostre previsioni.
Quello che molti analisti non hanno compreso mentre si disputava il match delle
elezioni americane, era la divisione netta dell’elettorato: da una parte c’era
chi per dare fiducia chiedeva coerenza, una coerenza quasi disumana e la
fiducia si spegneva alla minima incrinatura, dall’altra c’era chi aveva come
unico desiderio un totale ribaltamento del tavolo e quindi la coerenza non era
tra i requisiti richiesti. Non sto qui ad attribuire valore positivo a una
parte a scapito dell’altra, perché in entrambi i casi non esiste più reale
approfondimento. La coerenza che si chiede ormai alle Sinistre nel mondo è
continuità con una storia che non è mai realmente esistita, frutto di
teorizzazioni fallaci. E allora un errore o una contraddizione fanno perdere
totalmente fiducia. Dall’altra parte è la caricatura stessa a rendere evidente
che ciò che si chiede al candidato non è il rispetto dei diritti umani, delle
donne, degli immigrati, degli accordi sul clima, ma il colpo di mano, la
boutade: spiazzare. Le libertà verbali diventano sinonimo di imprevedibilità. E
l’imprevedibilità più che la ponderatezza è oggi considerata un valore
aggiunto. (..). E Così l’Autorevolezza non esiste più, esiste solo la
presenza, occupare spazi, esserci, esserci anche senza nulla, anche senza
portare contenuti. Mi viene in mente la finta telefonata del finto Grillo a
Sgarbi: Sgarbi che, sapendo di mentire, insulta Virginia Raggi riportando
parole che né il vero, né il finto Grillo hanno mai pronunciato. In un sistema
coerente questa non notizia si sarebbe spenta in una manciata di ore,
delegittimando completamente il suo artefice. Invece per tre giorni la finta
notizia del finto Grillo che non ha mai detto a Sgarbi che Raggi sarebbe
“depensante”, ha occupato le home dei maggiori siti di informazione. E la
perdita di autorevolezza passa in secondo piano perché al lettore, allo
spettatore non vanno dati elementi di verità, ma rumore. Il personaggio
che clownescamente fa dichiarazioni fasulle riceve attenzione; un’attenzione
che sarebbe giustificata in un segmento diverso, nell’intrattenimento leggero,
nel gossip, non certo nelle pagine dedicate al dibattito politico. Non più
contenuti, quindi, ma rumore, perché il contenuto richiede tempo e il tempo è
nemico della virilità. Tutto quindi passa per la pancia, la testa è troppo
lenta per come è costruito il mondo, per le nuove leggi che segue, per le
regole che s’è dato. Non importa quello che dici e quello che fai, importa che
arrivi alle persone: ci si dimenticherà che hai mentito, ma si ricorderà la tua
faccia, ci si ricorderà che esisti. I contenuti stanno morendo, la complessità
sta morendo e ciò che resta è la superficie. Come uscirne? Assumendosi
responsabilità, mettendoci la faccia. La firma oggi conta più di ieri perché
può ristabilire il patto di fiducia. Ti conosco, ti leggo e anche se non la
penso come te, trovo utile il tuo punto di vista per potermici confrontare. Ciò
che scriviamo resta e porta la nostra faccia, le nostre idee. E se non
veicoliamo nulla, se svuotiamo l’informazione di contenuti, stiamo offrendo
solo rumore.
Roberto Saviano – L’Antitaliano – L’Espresso – 16 aprile 2017
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