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sabato 15 aprile 2017

Lo Sapevate Che: I ventenni sono troppo impazienti. E si perdono il piacere di vivere...



Noi Siamo La generazione dei ventenni. Quelli che sono nel limbo del tempo, troppo piccoli per essere credibili davanti alla società e troppo adulti per vivere spensierati come bambini. Abbiamo fame di vita e voglia e voglia di essere, di farcela, di affermarci. Ma come la cultura del fast, veicolata dai media e resa possibile dalla tecnologia, anche noi vogliamo essere qui e ora. Vogliamo arrivare. Concretizzarci. Siamo impazienti. Di diventare, di affermarci, di vederci adulti padroni delle nostre sfere indipendenti. Forse abbiamo perso il valore del tempo Perché costruiamo le nostre giornate in modo dinamico e le riempiamo di appuntamenti, di scambi, di condivisioni. Ci accusano che facciamo poco. Ma probabilmente in realtà è vero il contrario. Facciamo troppo. Siamo così presi dalla smania di arrivare che saltiamo i passaggi, perdiamo la bellezza del ritmo della vita. Così, ci ritroviamo in lavori part time a seguire più progetti contemporaneamente. Usciamo con più di una persona perché dobbiamo amplificare tutto, andiamo a più di una festa perché dopo un po' la stessa ci annoia. Per vincere nell’affermazione rispetto agli altri e al mondo, dobbiamo essere chi prova meno intensità nel sentimento, chi riesce a scappare e a distaccarsi, chi sa vedere con lucidità e freddezza quello che ha di fronte. Come se l’amore si fosse svuotato delle sue connotazioni idilliache e idealizzanti e fosse diventato solo questo, un punto di arrivo. Una sensazione controllabile da provare con lucidità. Una meta da raggiungere attraverso un comportamento strategico e preimpostato. Noi che dovremmo vivere nei nostri anni più spensierati e irrazionali, ballando con il cuore. In mezzo a tutto questo cinismo ci siamo persi forse il senso del cammino? La piacevolezza di muovere i piedi un passo alla volta. Di perdersi mentre si cerca la propria “Itaca” di cui parlava Kavafis e magari rendersi conto che Itaca potrebbe essere proprio questo, la strada. Il viaggio. Lucrezia Villalta lucreziavillalta@gmail.com

Se Ascoltassimo Di Più i giovani quando si descrivono, li capiremmo più di quando leggiamo le considerazioni di psicologi, sociologi, insegnanti, educatori che parlano di loro. I genitori non li metto in conto, perché quando i ventenni di oggi erano bambini non li hanno ascoltati, eppure quei bambini avevano tante domande da fare e tanto bisogno di riconoscimento. Ma non si aveva mai tempo di prestare attenzione ai loro scarabocchi, ai loro disegni, alle loro domande nella stagione dei perché. E così, sostanzialmente inascoltati, sono cresciuti sfiduciati nella possibilità di suscitare un minimo interesse nei genitori. E, sempre più chiusi in sé stessi, hanno scelto la via del silenzio diventando enigmatici. A questo punto i genitori si sono interessati dei figli, si sono preoccupati, hanno provato a parlare con loro, ma ormai era tardi. Il silenzio e gli sguardi che non si incrociano mai erano diventati la regola di questa faticosa convivenza. (..). La realtà, infatti, ha lo spessore della materia che chiede tempo per essere lavorata e metter capo a un’opera d’arte. La virtualità non ha questo impedimento e brucia il tempo nell’attimo, così come brucia il travaglio della passione, da cui prende avvio quella bozza di sentimento che affascina e tormenta, e da cui scaturisce l’entusiasmo dell’esaltazione e lo sconforto della malinconia che assillano nell’incertezza. E allora, dice la ventenne che scrive questa stupenda lettera: noi ci affidiamo al cinismo, al controllo dei sentimenti, affinché la loro oscillazione e il loro tormento non impediscono l’auto-affermazione. Ma così perdiamo il gusto della vita e ci muoviamo verso le nostre mete con la velocità del viaggiatore che conosce solo il punto di partenza e di arrivo, per cui le terre che attraversa non esistono, perché per lui conta solo la meta, e non quello che offre la via. (..). Fuor di metafora, è la vita stessa lo scopo, e non la vita in funzione degli scopi da raggiungere, che altro non sono che inganni per vivere di chi ha già smarrito il piacere dell’esistenza. Non accelerate il tempo, cari giovani. È l’unico dono che la vita ci offre per assaporare la nostra esistenza.
umbertogalimberti@repubblica.it – Opinioni – Donna di La Repubblica 8 aprile 2017

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