I sondaggi assicurano che il fronte
repubblicano alla fine reggerà ed Emmanuel Macron allontanerà la minaccia di
Marine Le Pen all’Eliseo. Quindi sarà bene fare gli scongiuri. Sono molte le
ragioni per cui i sondaggi sono sempre meno credibili. L’uso eccessivo e a
volte esclusivo da parte dei ricercatori di uno strumento ormai invecchiato come
il telefono fisso. La volontà di non scontentare il committente e l’interesse a
non allarmare i mercati. Ma soprattutto esiste una ragione ideologica. I
ricercatori, così come i media tradizionali, troppo prossimi all’establishment,
non sono più capaci di parlare all’uomo comune, quindi non in grado di indagare
sul populismo, che non riconoscono nei propri codici e considerano un fenomeno
alieno e transitorio. Eppure i populisti sono fra noi. L’uomo di mezza età che
incontri alla posta, che per metà della vita ha salito la scala sociale e da
dieci anni scende gradino dopo gradino, sempre più velocemente. Il giovane che
non vede differenza fra destra e sinistra perché non c’è stata differenza fra
governi di destra e di sinistra nel breve corso della sua vita. L’insegnante
che è stato declassato a operaio della scuola e l’operaio ridotto a precario e
il precario diventato da poco disoccupato. A questi dimenticati e sconfitti
della globalizzazione, i governi, i partiti, i sindacati, i giornali e le
televisioni in tutti questi anni hanno raccontato che il mondo non si può
cambiare ed è inutile farsi illusioni. Mercato, finanza, Unione europea e Bce e
Fmi funzionano secondo leggi di natura immutabili. There is no alternative, come diceva la signora Thatcher. E siccome
loro, gli sconfitti, non riescono ad adattarsi e non possono sperare di
cambiare nulla, rimane una strada sola: distruggere tutto. Con l’unico
strumento di dignità del quale ancora dispongono, il voto. Brexit e Trump hanno
vinto non perché evocassero chissà quali passioni o speranze, ma perché i loro
avversari incarnavano uno status quo ormai talmente intollerabile da spingere
milioni di persone a tifare per il caos. Se in Francia vincesse Macron nulla
cambierebbe. Con Marine Le Pen presidente sarebbe un terremoto in Francia e la
fine dell’Unione europea. Che è morta già nella coscienza di molti cittadini.
Non è forse l’Europa stessa il fantasma che si aggira per l’Europa? La risposta
dei vincenti finora è stata di colpevolizzare gli sconfitti. Ora non funziona
più.
Curzio Maltese – Contromano – Il venerdì di La Repubblica –
21 Aprile 2017 -
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