Balzac In Musica non lo si poteva mancare. E ne valeva
la pena. Ci si è fatti in quattro per avere una poltrona all’Opéra Garnier che
era esaurita ad ogni rappresentazione. Il compositore l’ha preferita alla nuova
Opéra de la Bastille, troppo lontana nel tempo e nello stile dalla Parigi di
Balzac, sebbene nemmeno la sala Garnier esistesse quando lo scrittore era in
vita. Per lui, per Luca Francesconi, l’atmosfera, persino l’ancor più recente
affresco di Chagall sul soffitto, meravigliosamente stonato con l’involucro
dorato ottocentesco, è più adeguata ad accogliere Vautrin, l’inafferrabile
personaggio della “Commedia Umana” e adesso personaggio centrale di un’opera
lirica del Duemila. La sua. Il titolo è uno dei soprannomi: “Gabba-la-morte”
(“Trompe-la-mort”). Vautrin è come una anguilla, meglio una morena che se ti
addenta devi decapitarla per liberartene: si insinua in tre romanzi di Balzac:
“Le Père Goriot”, “Illusions perdues” e in particolare “Splendeurs et misères
des courtisanes”. Luca Francesconi non ha esitato a sceglierlo quandoStéphane
Lissner, padrone della lirica a Parigi, gli ha chiesto quale soggetto
letterario preferisse per comporre una grande opera contemporanea. Autore a 56
anni di otto opere, l’italiano non ha esitato. Ha risposto al francese (che è
stato il sovraintendente della Scala prima di arrivare a Parigi) che sceglieva
Balzac e più precisamene il personaggio Vautrin. Vautrin il ladro, il
criminale, l’ex forzato, truffatore, manipolatore, omosessuale ambiguo, oltre
che falso canonico onorario della cattedrale di Toledo, alias Carlos Herrera. E
futuro capo della polizia. All’anagrafe Jacques Collin. Immerso nelle
milleseicento pagine della Commedia Umana da anni, Luca Francesconi vede in
Vautrin un personaggio affascinante con la straordinaria capacità di
ipnotizzare. Seduce Lucien de Rubempré sul punto di suicidarsi; prima ci aveva
tentato invano con Rastignac. A Lucien
offre un sigaro, lo lusinga, gli impartisce una lezione di storia e gli fa la
morale. E un secolo e mezzo dopo un musicista italiano compone un’opera in cui
è riassunta la sua storia e scrive anche il libretto nella lingua del suo
inventore Balzac. Il Libretto gli è costato più fatica della
musica. Si sente. Con la musica ci tiene in fibrillazione per due ore, passando
dal tonale, nei momenti di saggezza, all’atonale, in quelli più avventurosi.
Emergono di tanto in tanto i maestri, individuati dai critici. Si affacciano
con discrezione i recenti, Berio, Nono, e quelli del passato. Berlioz, Puccini.
Francesconi ha riconciliato per noi vecchi profani che andiamo a orecchio,
stonati e ignari, i due mondi musicali. Ma lui dice di avere superato anche il
contemporaneo. Gli eccellenti cantanti e l’orchestra hanno completato quello
che per noi è un prodigio. Il libretto intreccia importanti spezzoni della Commedia
umana. Il compositore vi ha lavorato per otto mesi. Dai tre romanzi in cui si
insinua Vautrin ha estratto una sintesi in cui rispetta, per i conoscitori, lo
spirito di Balzac, ma che forse lascia a tratti smarrito il pubblico che non ha
letto neppure Wikipedia. Per evitare che molti di smarriscano il geniale
regista belga, Guy Cassiers, fa il vuoto sulla scena. All’inizio dello
spettacolo ricorre a uno schermo gigante sul quale appare Carlos Trompela-Mort,
alias Vautrin che si brucia la faccia con dei prodotti chimici per non farsi
riconoscere. Ne fa così subito il ritratto. (..). Per sottolineare il “legame emotivo straordinario”
che il compositore individua tra Balzac e l’Opéra Garnier, in cui viene
rappresentata “Trompe-la Mort”, il regista belga mette l’edificio al centro
della scenografia, in sintonia con i vari livelli della recita. Passa da una
vista aerea agli scantinati, ai palchi affacciati sul palcoscenico, fino al
soffitto di Chagall. Nella poltrona dell’Opéra Garnier, ho pensato ai tanti
celebri compositori italiani venuti nei teatri parigini a presentare le loro
opere ispirate dalle tragedie di Shakespeare, dai romanzi di Hugo, dalle
commedie di Dumas figlio. Quel giorno al Garnier ho visto la tradizione
rinascere.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori –
L’Espresso – 16 aprile 2017 -
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