“Era un mondo adulto,
si sbagliava da professionisti”. Si ripensa al magnifico verso di Paolo Conte
ascoltando, all’ultimo tg, l’ennesima previsione positiva sulla crescita
economica del prossimo anno. Il prossimo è il 2015. L’Italia è in recessione dal 2011, oltre tre ani, il periodo
negativo più lungo della storia repubblicana. E da tre anni, ogni tre mesi, i
governi di qualunque tipo ci raccontano che stiamo per uscire dal tunnel, i
consumi stanno ripartendo e l’occupazione crescerà: l’anno prossimo. Come un
mantra, senza un solo argomento concreto. Forse perché di argomenti non ne
esistono. Dal principio della crisi, 2007, il nostro Paese ha perso u quarto
della produzione industriale. Perché ora di colpo dovrebbe crescere e creare
lavoro? In Germania, dove si fabbricano sei milioni di automobili l’anno,
governo e sindacati si sono seduti a un tavolo per elaborare un grande
progetto: produrre un milione di auto elettriche nei prossimi tre anni e
arrivare in un decennio a tre milioni. In Italia, dove in pochi anni la
produzione è scesa da due milioni a 350 mila, i presidenti del Consiglio di
destra, di sinistra, tecnici e di sinistra-destra, di solito vanno a fare la
pubblicità all’ultimo modello Fiat e si scambiano grandi pacche sulle spalle co
Marchionne, il quale nel frattempo ha portato le fabbriche fuori dall’Italia e
ha pure cambiato il nome dell’azienda. Di politiche industriali non si parla
dagli anni Ottanta. C’è però un bello spettacolo televisivo durante il quale l’opposizione
di turno rimprovera il governo di turno di non fare un accidente, chi è al
governo si giustifica dicendo che prima c’erano gli altri e non hanno fatto
nulla, gli altri ribattono “sì, ma ora che ci siete voi, cosa fate?”, allora il
ministro di turno replica che il governo ha in cantiere riforme epocali, se
soltanto li lasciassero lavorare, scoppia una rissa e il conduttore chiama la
pubblicità: Audi, Bmw, Volkswagen. Eppure l’anno prossimo usciremo dal tunnel.
Stavolta è vero. Vogliamo, dobbiamo crederci. In ogni caso, loro devono
dircelo, perché porta consenso (e un po’ jella). In fondo la maggioranza degli
italiani ha impiegato vent’anni a capire che, quando Berlusconi annunciava un
miracolo economico dopo l’altro, in realtà eravamo già in pieno declino. Sono
passati i tempi in cui Churchill, De Gasperi o Adenauer potevano permettersi di
fare discorsi seri e duri, promettendo sangue, sudore e lacrime, prima di
raggiungere il risultato. Ora invece è tutto facile, basta una trovatina e
l’economia si rimetterà in marcia. Peccato non sia vero. Ora siamo un mondo di
bambini, si sbagli da dilettanti.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 31
ottobre 2014
Nessun commento:
Posta un commento