Bisognerebbe trovare un altro Napolitano. E qui si parla di autorevolezza, credibilità istituzionale.
Facile a dirsi, perfino scontato augurarselo, non facile a farsi. Non che
manchino candidati di levatura, ma non è detto che quando Re Giorgio deciderà
la data precisa dell’abdicazione e cominceranno i giochi pirotecnici della
corsa al Quirinale, i big della politica scelgano per il Colle un primattore, e
comunque non è affatto scontato che nomi forti trovino in Parlamento i voti
necessari…Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, mettiamoci l’animo in pace: ci
aspettano mesi di chiacchiere, boatos, false piste e autocandidature. Il
lavorìo vero arriverà sottotraccia, teso a definire la cornice entro la quale
arrivare alla scelta finale. Il primo a chiarirsi le idee, per poi convincere
gli altri a seguirlo, dovrà essere Matteo Renzi, nella duplice veste di premier
in carica e leader del partito di maggioranza relativa, insomma di vero dominus
della partita. All’inizio il tentativo sarà il prolungare ancora un po’ la
permanenza di Napolitano al Quirinale, magari fino a maggio, cioè fino
all’inaugurazione in pompa magna dell’Expo di Milano e, si spera, al varo della
nuova legge elettorale. Ma si scontrerà inevitabilmente con le buone ragioni
personali del Presidente – novant’anni a giugno prossimo, ogni giorno mette a
durissima prova la sua resistenza fisica – e con la sua speranza che questo
Parlamento ritrovi l’orgoglio e riesca a eleggere rapidamente un successore. Ma Quale Che Sia La Data, alte scelte incombono. Renzi, per esempio, non è affatto
convinto che il Capo dello Stato debba venire dalla politica, e lo solletica
non poco l’idea di un figlio della cosiddetta società civile. Magari una donna,
per rispettare la “missione quote rosa” che si è dato. Allora, da che parte
penderà la bilancia? La risposta è forse in un’altra domanda, certo la più
importante di tutte: quali caratteristiche deve avere il Presidente della
Repubblica? Dovrà essere un autorevole primus inter pares o un istituzionalissimo
notaio, un arbitro o un dominatore del campo da gioco? In cuor suo il sindaco
d’Italia, il leader del Partito della Nazione propende per una soluzione
blanda. Non crede molto a un ruolo propulsivo del Quirinale, la sua concezione
del Paese e del governo lo condurrebbe diritto diritto a battersi per un
candidato pur rappresentativo, ma non ingombrante, che non ostacoli il premier.
Intendiamoci, la storia del colle più alto ci restituisce più di un presidente
scelto dalla Dc nelle seconde file perché non disturbasse il manovratore, cioè
il governo, o meglio il partito, che il ruolo ha però presto trasformato in un
vero protagonista. Scomodo. Inoltre, proprio quella visione bipartitica e
leaderistica, rafforzata dalla versione di Matteo della nuova legge elettorale,
imporrebbe un Quirinale dedito a una continua opera di bilanciamento. E dunque
la scelta va ben ponderata. Da tutti. Già, Ma Tutti Chi? Negli incontri per l’oscuro patto
del Nazareno, Berlusconi avrebbe ostentato sovrana indifferenza in materia e
nessuna voglia di protagonismo, confermata dall’indicazione fin troppo scontata
del nome di Gianni Letta. E però questo è un forno al quale Renzi potrebbe
rinunciare solo se fosse sicuro di trovare aperto quello di Beppe Grillo. Una
scommessa possibile, ma non facile. Anche perché se nessuno può dire di
controllare i voti del proprio partito – la carica dei 101 dissidenti del Pd un anno e mezzo fa docet – figuriamoci quelli
altrui. Senza contare il sospetto che oggi, per paradosso, i nomi più difficili
da imporre potrebbero essere proprio quelli di donne e uomini che vantano un
adeguato cursus honorum politico e istituzionale. Insomma, la strada è
accidentata e finirà per condizionare anche l’iter della legge elettorale. Ma a
conclusione del suo lungo mandato, almeno un regalo di riconoscenza Napolitano
lo meriterebbe dai deputati e senatori che lo hanno costretto a restare al suo
posto senza riuscire a fare le riforme: un successore all’altezza del
predecessore. Una garanzia per il Paese.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto . Questa
settimana - L’Espresso – 20 novembre 2014
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