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venerdì 28 novembre 2014

Lo Sapevate Che: 100 milioni di motivi d'ottimismo: quanti i neonati salvati...

Ventiquattro anni fa, a Dalocha, in Etiopia, a Sebsebila Nassir. Non aveva nemmeno un nome, perché  in Etiopia perdere un bambino era un evento tragico talmente diffuso che c’era l’usanza di aspettare che i neonati superassero le prime (e più pericolose) settimane di vita, prima di darglielo. A quell’epoca, più o meno un bambino etiope su 5 moriva prima del quinto anno di età, una tragedia che aveva colpito anche due dei fratelli di Sebsebila. Come mostra chiaramente il rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla mortalità infantile, (..) tutto questo comincia finalmente a cambiare. Nel 1990, l’anno in cui è nata Sebsebila, 12,7 milioni di bambini morivano prima del quinto anno di età. L’anno scorso, secondo le stime degli statistici dell’Onu, questo numero è sceso a 6,3 milioni. E anche se difficile provare qualcosa di diverso dal dolore quando muore un bambino, io mi sento ottimista per il futuro, anche di fronte a una cifra così spaventosa. E vi spiego perché.  6 milioni e 300 mila bambini che muoiono prima dei 5 anni non sono certo pochi, ma non sono mai stati così pochi. Ogni anno, da almeno 43 anni, il tasso di mortalità  infantile non fa che diminuire. La ragione sta in parte nei benefici portati dalla tecnologia, dalla riduzione della povertà e dall’aumento della qualità di vita in ogni parte del mondo. Ma i progressi più eclatanti non sono avvenuti spontaneamente, bensì grazie a uno sforzo deliberato e concertato per garantire la sopravvivenza dei più piccoli. Nel 2000 la comunità mondiale ha stabilito che la riduzione della mortalità infantile rappresentava una priorità, inserendola fra gli otto Obiettivi di sviluppo del millennio. E insieme, il mondo si è impegnato per 14 anni per raggiungere questo traguardo. Come comunità globale, abbiamo messo in campo uno sforzo imponente per garantire a ogni bambino, in ogni Paese, cure mediche migliori, zanzariere trattate con insetticida per proteggere dalla malaria e vaccini contro le malattie più letali. C’è ancora parecchia strada da fare per raggiungere l’ambizioso obbiettivo di una riduzione dei due terzi della mortalità infantile, ma i progressi sono indiscutibili. Solo nell’arco della vita di Sebsebila, questa piaga è stata quasi dimezzata. Il mondo ha salvato quasi 100 milioni di bambini, al ritmo di 17 mila vite ogni giorno. I numeri muovono in una sola direzione, la direzione giusta. E la tendenza si sta accentuando dall’inizio degli anni 90 a oggi, il tasso annuo di riduzione della mortalità infantile è triplicato. Queste linee di tendenza dimostrano che quando si investe in salute, i risultati arrivano. E sappiamo che con il calo della mortalità infantile aumenta il numero di bambini che non si ammalano e la prosperità delle comunità: un bambino che nasce oggi ha più opportunità di quante non ne abbia mai avute di realizzare appieno il proprio potenziale. Le misure che concorrono a salvare la vita ai bambini li fanno anche vivere meglio. Due anni fa, Sebsebila ha avuto a sua volta una figlia. Lei era nata sul pavimento di terra della casa dei suoi genitori: sua figlia invece è nata in una struttura sanitaria, dove madre e bambina sono state assistite da personale specializzato. Poco dopo la nascita, la bambina è stata sottoposta ai primi vaccini. Ma ancora più straordinario è quello che è successo dopo: Sebsebila ha dato un nome alla sua bambina lì, nell’spedale. Ha decisa di chiamarla Amira, che in arabo significa “principessa”. I tassi di mortalità infantile in Etiopia sono scesi così precipiosamente che Sebsebila può affrontare la maternità con più fiducia nella salute di sua figlia, e più certezza nel suo futuro, di quella che avevano i suoi genitori quando è nata lei. Storie come quella di Sebsebila e Amira sono ragioni per mostrarsi ottimisti, ma anche per essere impazienti. Servirà un’azione decisa per portare il tasso di mortalità infantile il più vicino possibile allo zero entro il prossimo anno. Abbiamo undici mesi prima della pubblicazione del prossimo rapporto dell’Onu. Che cosa ci sarà scritto dipende da noi, a partire da oggi.

Melinda Gates – gatesfoundation.org – Donna di Repubblica – 15 novembre 2015 -

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