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martedì 11 novembre 2014

Lo Sapevate Che: Non ci sono più valori? Allora sta a noi trovarli...

Ho vent’anni e mi ritrovo completamente spaesata, non riesco a definire quest’epoca. Mi sembra di vedere intorno a me persone interessate sempre più all’aspetto fisico, persone sempre più egoiste e tristi. Tutti mi dicono che sono io ad avere dei problemi e a vedere il mondo così oscuro, senza un senso. Sono stata un anno in terapia e sono arrivata a capire che il mondo ha il senso che vuoi dargli. La vita assume significati diversi a seconda del tuo modo di vedere le cose. Io continuo a vedere l’orrore intorno a me, tanto da sentirne ogni giorno la pesantezza. Vorrei fare la Rivoluzione, ma allo stesso tempo intorno a me vige il nulla assoluto. Non ne posso più di sentir parlare del nulla. Siamo l’epoca del nulla cosmico. Chiedo scusa per la ripetizione del “nulla”, ma è quello che sento quando parlo con qualcuno, quello che respiro la mattina appena esco di casa. Sento la sensazione del nulla associato a quella immobilità che hai la mattina quando  ha appena spento la sveglia delle 7, una sorta di fastidio assopito dall’effetto del nulla.
Isabella Cervelin – isabellacervelin@gmail.com
Nel 1887 Nietzsche scriveva: “Il nichilismo è alle porte: da dove ci viene costui, il più inquietante degli ospiti?”. Dopo questo annuncio, qualche mese dopo scriveva: “Mi capirete tra cinquant’anni”. Noi ce ne abbiamo messi centocinquanta per comprenderlo, ma già nel 1956 Martin Heidegger scriveva : “Nietzsche chiama il nichilismo” il più inquietante fra tutti gli ospiti”, perché ciò che esso vuole è lo spaesamento come tale. Per questo non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è accorgersi di quest’ospite e guardarlo bene in faccia”. Lei se ne è accorta, lo assapora da tutte le parti, ma forse non lo guarda ben in faccia, e nello spaesamento che il nichilismo diffonde, ho l’impressione che lei, pur lamentandosi, vi si consegni, alimentando quel “nichilismo passivo” che Nietzsche giudicava riprovevole, tipico della rassegnazione. Guardate bene in faccia il nichilismo significa abbandonare quelle che io considero “parole della passività” come “speranza”, “augurio”, “auspicando”, che lasciano intendere che qualcuno provvederà a darci un futuro e a noi non resta che attenderlo. Non è così. Nietzsche invita al “nichilismo attivo”, che può prendere avvio solo guardando bene in faccia il nichilismo che lui così definisce: “Manca lo scopo, manca la risposta al “perché”?”. Che significa nichilismo? Che i valori supremi perdono ogni valore”. Ora, che i valori si svalutino non è un grosso problema. I valori non sono entità metafisiche che scendono dal cielo o hanno fondamenti immutabili. I valori sono dei semplici coefficienti sociali con cui una società cerca di vivere con la minor conflittualità possibile. Prima della Rivoluzione Francese, ad esempio, la società era ordinata secondo valori gerarchici, dopo la rivoluzione la società si regolò, almeno formalmente, secondo valori di cittadinanza. Se i valori non cambiassero saremmo ancora all’età dei babilonesi. Nichilismo è quando un sistema di valori crolla e non ne nasce un altro. O, come diceva Holderlin: “Che più non son gli dèi fuggiti e ancor non sono i venienti”. Più importante è che “ manca lo scopo”. Il futuro, che la cultura occidentale, su ispirazione cristiana, ha sempre pensato come una “promessa” o almeno come una “speranza”, oggi appare come una minaccia, o perlomeno, soprattutto per voi giovani, come “imprevedibile”. E quando il futuro è imprevedibile retroagisce come demotivazione. “Perché devo studiare? Perché devo lavorare?. A questo punto, come dice opportunamente Nietzsche: “ Manca la risposta al perché”. “Perché devo impegnarmi? E al limite. “Perché devo vivere?”. Se questa è la situazione, e la situazione è questa, accanto alla strada del “nichilismo passivo” di chi si rassegna, abbiamo la strada del “nichilismo attivo” di chi, per averlo guardato bene in faccia, non si nutre di attese, speranze o auspici, ma prende in mano la sua vita, partendo da lì, perché il giovane sa che il futuro è comunque suo, e se non se lo prende, nessuno glielo regala. Circa il modo di prenderselo, la scelta la lascio a voi giovani. Avete la biologia a vostro vantaggio e, se la rassegnazione non vi divora, anche la fantasia. Forse vi serve solo un po’ di forza d’animo.

umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 9 novembre 2014 -

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