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lunedì 24 novembre 2014

Lo Sapevate Che: Quel che brucia di più se perdi il grande amore? Le macerie rimaste....

Ciò che brucia di più, almeno per me, sono le macerie di una famiglia che non esiste più, una promessa che hai per sempre rubato ai tuoi figli. Io non rimpiango niente perché alla fine non c’era altro da fare, e penso che gli voglio ancora bene e che essendo il padre dei miei figli siamo ancora tutti collegati. Dal momento in cui ci siamo incontrati io l’ho pensato come “l’uomo della mia vita”, poi quando lo stare insieme è diventato insostenibile siamo passati attraverso la rabbia e il rancore, fino ad arrivare al punto di massima devastazione del rapporto e di noi stessi. Sono passati due anni e la situazione è molto più serena. Lui è ancora un po’ ostile, io non mi accontento di questi rapporti “civili” in cui riusciamo a metterci d’accordo per la gestione dei bimbi ma in maniera fredda e distaccata perché lui non ce la fa a guardarmi negli occhi. Ma veramente può essere una colpa smettere di amare? Oppure gettare la spugna per sopravvivere? Oppure non riuscire più ad accettare una persona così com’è, come è diventata, perché i propri bisogni non sono ascoltati? Le persone cambiano e non è scontato cambiare insieme e continuare a camminare nella stessa direzione.
M – Firenze
L’amarezza e il rancore che portano alla separazione sono più forti quando si è creduto di aver trovato l’uomo, o la donna della propria vita. Ci si sposa per grande amore, poi la quotidianità svela quello che non si percepiva, le diversità, le diverse aspettative mentre senza accorgersene ognuno dei due cambia verso strade diverse, e si finisce per non capirsi più, per non amarsi più. In passati era una situazione molto più rara, a parte il fatto che in Italia non esisteva il divorzio. In più sposandosi le donne promettevano ubbidienza, e sapevano quindi che erano loro a doversi adattare a tutto ciò che il marito esigeva e ai suoi cambiamenti. Le ribellioni erano rare, oppure silenziose: distruggere una famiglia era impensabile. Oggi giustamente rivendicano la loro indipendenza, il bisogno di vivere serenamente rinunciando all’uomo che si è smesso di amare. Però la rabbia, il rancore per la decisione di interrompere la vita familiare non è solo degli uomini lasciati, ma anche talvolta di quelli che lasciano, e che per senso di colpa finiscono per detestare la donna che non voleva perderli. E d’altra parte conosco signore che dopo vent’anni dal divorzio, ancora lo raccontano come fosse avvenuto ieri e sono cariche ancora di dolore e di rabbia. Decidere di spezzare un legame che amareggia l’esistenza, non è certo una colpa, chiunque sia a provocarlo.

Natalia Aspesi – Il Venerdì di Repubblica – 21 novembre 2014

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