Raramente i tempi di
crisi sono tempi di rivolta. Oggi la speranza principale per il futuro è che il
futuro almeno ci sia. Chi pensa che la chiave di tutto sia creare adesso un
allevamento di tapiri, chi scava una buca sognando il giorno in cui avrà soldi da nascondere, chi ricorda il
periodo sognante in cui c’erano i call center. Diceva un personaggio di
Feiffer: “Talvolta mi sento acuto e brillante, talvolta ottuso e noioso. Il più
delle volte mi sento solo me stesso: E allora bevo”. Perfino la politica, se e
quando c’è, è percepita come un lontano rumore di fondo. Il progetto diffuso è
cavalcare le comete, andare a cavallo da Reggio a Messina, vincere. E se
sbaglio seguitemi. In palestra si insegna a ripiegarsi su se stessi, a distogliere
lo sguardo, a correre da fermi. Se il cavallo non beve, facciamolo noi.
www.massimobucchi.com – Il Venerdì di Repubblica – 21
novembre 2014 -
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