La natura sta reagendo alla specie vivente più invadente e
smodata che abbia mai conosciuto, la nostra, e ha già presentato il conto.
Cambiamenti climatici, erosione della biodiversità, bibliche migrazioni
ambientali, conflitti per le risorse. La crisi ecologica non segnerà solo il
nostro futuro e quello dei nostri figli e quello dei nostri nipoti, Sta già
segnando il nostro presente. E’ già crisi economica e sociale. No, non è mai
indulgente l’analisi che Giancarlo Sturloni, giornalista che da tempo si
cimenta con la società del rischio e i problemi ecologici globali, propone nel
suo “Il pianeta tossico” (..) . Un racconto innervato da due trame principali e
da una miriade di storie secondarie. La due trame principali sono quelle che
fanno di Homo sapiens un attore ecologico globale: i cambiamenti del clima e
l’erosione della biodiversità. Con l’uso dei combustibili fossili e la
deforestazione buttiamo tanti gas serra i atmosfera da accelerare le normali
dinamiche del clima globale della Terra. La temperatura media del pianeta è già
aumentata e continuerà a farlo con degli effetti fisici che sono già visibili:
aumento degli eventi meteorologici estremi, aumento del livello dei mari,
scioglimento dei ghiacciai. E siamo noi i colpevoli. Eppure ogni anno
imperterriti aumentiamo la quantità di gas serra che buttiamo in atmosfera.
Idem per la perdita costante di diversità biologica. E’ in atto una moria di
specie con una velocità così elevata da preludere a una grande estinzione di
massa, come quella che 65 milioni di anni fa ha portato alla scomparsa dei
dinosauri. Allora la causa fu l’impatto di un asteroide. Ora, come scrive
Sturloni, l’asteroide siamo noi. Queste due grandi trame globali sono innervate
da un’infinità di storie locali altrettanto drammatiche : dallo smaltimento
illegale di rifiuti tossici e pericolosi in quella che una volta era chiamata
“Campania Felix” e oggi è chiamata “Terra dei Fuochi”, alle guerre per l’acqua
nel Darfur, ai deserti nucleari di Chermobyl e Fukusima. A tutto questo ci
sarebbe un rimedio. Basterebbe smettere di tagliare quel ramo che ci accoglie.
Modificare il modello di sviluppo economico fondato sulla crescita illimitata
dei consumi. Ma non riusciamo a rinunciarvi. Ecco perché siamo sull’orlo del burrone
e abbiamo iniziato a precipitare. L’analisi sembra chiudere ogni possibilità.
Ma ecco che all’ultimo momento, con un classico coup de théatre, Sturloni ci
protende una mano. A differenza dell’asteroide del Cretaceo, infatti, noi
uomini sedicenti sapienti siamo in grado di deviare la traiettoria. Ci faremo
comunque male, allo stato delle cose, ma potremo salvarci. A patto, però, di
afferrarla quella mano. Di fare buon uso di questa “coscienza enorme” e
trasformarla in azione politica.
Pietro Greco – Ambiente – L’Espresso – 6 novembre 2014 -
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