E poi arriva la filosofia del rifiuto quel “Preferire sempre
di no” di Ennio Flaiano, utile provocazione, tanto più motivata quanto più i
accorgi che le parole che dici e quelle che ometti, consapevolmente o meno, hanno
un peso specifico che sfugge al tuo controllo. E poi arriva la filosofia del
rifiuto quando ti accorgi che diventi scudo per chi vorrebbe fare ma non fa
(perché tanto ci sei tu) e per chi di fare non ha alcuna intenzione. E scudo
anche per chi ti utilizza: per colpire quelli che crede siano stati tuoi amici
o per esaltare quelli che crede siano i tuoi nemici. Sì perché gli amici e i
nemici non te li scegli più, sono gli altri (pochi altri) che legendo le tue
parole o sentendoti parlare, decidono con chi stai e chi detesti. Non riesci
mai a scrivere sperando che si ragioni sul tuo messaggio, ma si finisce sempre
sull’indagare le cause del tuo messaggio, le sue finalità, ma non quelle
evidenti, sarebbe troppo facile, bensì quelle nascoste. Ci Sono Onnipresenti il Gruppo Bilderberg, le scie chimiche e perché uno che potrebbe parlare
di tutto e che generalmente scrive di camorra, decide di parlare di unioni gay,
di eutanasia, del modo di comunicare del presidente del Consiglio o di clickbaiting.
Chi vuole aiutare? E chi vuole criticare? Magari non si vuole criticare o
favorire nessuno, magari si sene il bisogno di esprimere la propria opinione su
argomenti che spesso risultano marginali, quando dovrebbero essere affrontati
quotidianamente. Se io studiassi o scrivessi solo di mafie, sarei incapace di
fare qualunque tipo di valutazione su di loro, perché le mafie nascono, vivono,
crescono, si nutrono e muoiono in questo mondo. Le organizzazioni criminali
godono della mancanza di diritti, ovunque, nelle carceri tra gli uomini liberi.
Usano le nuove tecnologie, cavalcano il malcontento o approfittano delle
calamità naturali e dei momenti di prosperità. Ricostruiscono dopo i terremoti,
dopo le alluvioni, bonificano dopo aver inquinato, salvano gli istituti di credito
con le loro sconfinate liquidità provenienti dal narcotraffico. Perché non ti
occupi di trattativa Stato-mafia? Perché non parli dello scempio che si sta
facendo della Costituzione? Perché non parli di Israele e Palestina? Io
rispondo che ritengo più utile scrivere di come per seicento studenti disabili
a Napoli la scuola non sia ancora iniziata. La provincia ha interrotto
l’erogazione dei fondi necessari e la situazione nel resto d’Italia non è
migliore. Tagli ai fondi per i non sufficienti sono previsti in tutte le
regioni, quindi non stupiamoci se in tutta Italia sono quasi centomila i
ragazzi che non hanno insegnanti di sostegno. Fermiamoci a Riflettere su cosa comporta una situazione del
genere. Lo Stato non è un’entità astratta, ma è l’insieme di norme che regolano
la vita della comunità e coincide con la comunità stessa. Lo Stato è regole,
amministratori e cittadini. Quindi se le disabilità non sono affrontate
responsabilmente dallo Stato, come possiamo immaginare che la società possa
considerare normali situazioni che sono di fatto ghettizzate dalle politiche
nazionali? I casi di classi che si svuotano in presenza di alunni con handicap
(o extracomunitari) sono realtà tangibili, è assurdo negarli. D’altra parte,
come è possibile pretendere dal cittadino una consapevolezza maggiore rispetto
a coloro che dovrebbero aver fatta propria quella consapevolezza? Come possiamo
pretendere che ci sia rispetto quando i diritti civili sono calpestati e negati
ogni giorno? Sconvolge leggere di quel professore che a Perugia avrebbe
picchiato uno studente perché gay. Ma sconvolge davvero o possiamo dire che
negare le unioni gay, impedire che i matrimoni contratti all’estero siano
registrati in Italia, avvelena l’aria? Io credo che non ci sia modo migliore di
difendere la Costituzione che parlando di diritti civili; che non ci sia modo
migliore di contrastare le organizzazioni criminali che mettendo i cittadini in
condizione di potersene occupare. Ma fino a quando una famiglia vedrà negato il
diritto allo studio per il proprio figlio disabile, fino a quando vivrà la sua
emarginazione come una inspiegabile ingiustizia, non crederà nello Stato e la
filosofia del rifiuto sarà l’unica opzione possibile.
Roberto Saviano – L’antitaliano- L’Espresso – 27 novembre
2014 -
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