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sabato 22 novembre 2014

Lo Sapevate Che: Perchè Juncker dovrebbe dimettersi...

In un’Europa normale Jean-Claude Juncker si dovrebbe dimettere. Il notaio del rigore è inadatto a guidare la Commissione europea, il principale organo di governo dei 28 paesi aderenti all’Unione. E’ quanto sosteniamo, senza giraci intorno (..). E’ la conseguenza del disvelamento dell’affare Lussemburgo di cui Junker è l’artefice magico: LuxLeaks, come è stato ribattezzato dalla stampa internazionale. Per 18 anni primo ministro del Granducato, è presidente della Commissione da pochi giorni appena,, sufficienti per trarre le conseguenze: se davvero avesse a cuore la credibilità e la tenuta delle traballanti istituzioni europee dovrebbe essere indotto a fare un passo indietro. Pubblicati La Scorsa Settimana in esclusiva per l’Italia da “l’Espresso”” in contemporanea con altre grandi testate europee come “Bbc”, “Guardian”, “Le Monde”, “Suddeutsche Zeitung”, i documenti riservati dimostrano come il Lussemburgo di Juncker sia stato un invidiabile paradiso fiscale per tante imprese internazionali, comprese le italiane finora emerse. Vantaggi legittimi in quanto la legislazione europea  consente la concorrenza fiscale tra un paese e l’altro. Mentre vieta gli aiuti di Stato. E i “Tax ruling” lussemburghesi potrebbero configurarsi come tali nei confronti di alcune aziende particolarmente beneficiate da una fiscalità generosa. Ecco il punto: il rispetto delle regole. Se in questo caso il controllore dei parametri che a fatica tengono unita una comunità di 500 milioni di abitanti si è rivelato un abile manipolatore dell’interesse di una singola nazione, tutto rischia di saltare. Addio Maastricht; e forse non sarebbe un grande guaio. Ma innanzitutto addio a quell’idea di Europa solidale e giusta all’interno della quale il cittadino del Peloponneso e il cittadino della Fiandre si sentano titolari di uguali doveri e uguali diritti. La realtà ci dice il contrario: la difformità del regime fiscale tra i paesi con la stessa moneta è una delle contraddizioni sempre più evidenti. Il caso del Lussemburgo, uno dei sei paesi fondatori dell’originario nucleo europeo, mette in luce mali vecchi e nuovi. (..). Posti di fronte all’evidenza del caso Lussemburgo i popolari e i socialisti europei hanno assunto un atteggiamento attendista lasciando alla neo-commissaria per la concorrenza, la danese Margrethe Vestager, la responsabilità di verificare se di aiuti di Stato si può parlare. Così l’Eurodestra estremista di Marine Le Pen ha avuto gioco facile nel cavalcare il risentimento antieuropeo, diffuso in troppi paesi dell’Unione; chiede le dimissioni dell’ex premier del Granducato ma pensa all’Eliseo. I populisti – francesi o di casa nostra, fa poca differenza – hanno in odio l’Europa, furbi amministratori delle paure dei ceti più deboli. Il padano Matteo Salvini con sarcasmo l’ha ribattezzata Unione Sovietica. Ma impressiona non meno la cecità delle classi dirigenti tra Bruxelles e Strasburgo. Hanno sempre più le sembianze della “casta”, quella che noi italiani abbiamo imparato a conoscere a nostre spese. Lontana dal sentimento del proprio elettorato, dallo spirito del tempo. L’Europarlamento come sovrastruttura tanto ingigantita quanto inconcludente del nostro più casalingo Montecitorio. Anatra Zoppa Juncker resterà probabilmente al suo posto per non turbare, per ora, gli equilibri faticosamente raggiunti dalla spartizione del potere continentale. Eppure la credibilità delle istituzioni, se lasciasse l’incarico, se ne avvantaggerebbe. Convincendoci, almeno per una volta, che il rigore nordeuropeo è superiore al lassismo mediterraneo.

Twitter@VicinanzaL  - Luigi Vicinanza – Editoriale – L’Espresso – 20 novembre 2014 -

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