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mercoledì 19 novembre 2014

Lo Sapevate che: Lavoratori ma poveri: quasi 3 milioni...

Milano. Sarà pur vero che il lavoro nobilita l’uomo ma oggi spesso non basta a garantirgli una vita decente. Lo dimostra la diffusione di una nuova categoria sociale, quella dei working  poor, i lavoratori poveri. Persone che, pur avendo un lavoro più o meno stabile, non riescono a superare la soglia di povertà (stando ai dati Istat, su base mensile si va dai 736 agli 820 euro al mese netti, a seconda che si viva in un piccolo centro o in una grande città, mentre su base oraria la soglia individuata è di 6,9 euro l’ora per i dipendenti e di 4,8 euro l’ora per gli autonomi, valore calcolato considerando una stima sull’evasione fiscale media). In Italia, secondo uno studio del 2014 della Commissione istruttoria per le politiche del lavoro e dei sistemi produttivi presentato al Cnel, i working poor sono circa 2 milioni tra i lavoratori dipendenti e circa 756 mila tra gli autonomi. E se ne contano di più tra i giovani, le donne e gli stranieri. Mentre i settori più a rischio sono l’agricoltura, i servizi alle famiglie, l’informazione e la comunicazione. In questi numeri, la crisi fa la sua parte: nel triennio 2009-2011 si è registrato un incremento di 353 mila lavoratori poveri, parallelo a una netta riduzione del lavoro dipendente. E, viste le tutele che questo lavoro ha da noi, non stupisce che in Italia la distribuzione dei working poor sia un po’ diversa che nel resto della Ue. Quelli con un lavoro dipendente sono meno rispetto alla media europea (12,4 per cento contro il 17 per cento Ue). Complessivamente invece i lavoratori poveri del Belpaese sono il 10,6 per cento, e la percentuale potrebbe essere maggiore se includesse chi lavora in nero. Anche così, comunque, fanno peggio di noi solo Polonia, Grecia e Spagna mentre stanno meglio i Paesi Scandinavi, Francia, Germania, Austria, Belgio, Olanda e persino Portogallo, Slovenia e Repubblica Ceca.

Gianluca Baldini – Il Venerdì di Repubblica – 14 novembre 2014

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