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domenica 2 novembre 2014

Lo Sapevate Che: Se arriva in ritardo il premier piè veloce...

Quarant’anni fa, il 13 maggio del 1974, l’Italia si scoprì laica. Al referendum organizzato dai cattolici integralisti contro il divorzio il 59 per cento dei votanti – con un 88 per cento di partecipazione di quel diritto civile. In una indimenticabile copertina de” l’Espresso” all’indomani del referendum una linguaccia beffarda sbertucciò tanto i clerico-fascisti, intransigenti sostenitori della indissolubilità della famiglia, quanto i prudentissimi e timorosissimi dirigenti del Pci berlingueriano. Da quel momento la dizione un po’ americaneggiante di diritto civile, che ricordava le grandi mobilitazioni del civil rights movement di Martin Luther King, è entrata nel lessico italiano. Protagonisti di allora furono i radicali di Marco Pannella, intransigenti portabandiera dei diritti civili su vari fronti, dalla contraccezione libera e gratuita all’obiezione di coscienza, dall’aborto alla libertà sessuale (il Fuori, “Fronte unitario rivoluzionario omosessuale italiano”, federato al partito radicale, venne fondato nel 1971). Quelle Di Allora furono battaglie di avanguardia ma poi penetrarono gradualmente nella cultura civica italiana portando ad una accettazione sempre più ampia di posizioni favorevoli ai civil rights. Anche a destra si diffuse, in tempi rapidi e persino nelle componenti più rocciose, una certa sensibilità verso quelle tematiche. In una indagine sui militanti del Msi, condotta ben prima della svolta di Fiuggi, emerse nei confronti della parità uomo-donna, dell’omosessualità e dell’interruzione di gravidanza, una apertura di dimensioni inaspettabili, ben lontana dalle rigidità omofobe e maschiliste dei dirigenti neofascisti. Una frattura simile, tra adesioni e disponibilità dell’opinione pubblica e ritardi e distrazioni della classe politica, sembra riprodursi ancora oggi, e non solo né tanto a destra. C’è infatti una società civile che in larga misura accerta le unioni omosessuali, e c’è un governo che prima tace e poi acconsente purché sia salvaguardata la “santità” del matrimonio eterosessuale. Il progetto di legge del governo, contro cui è insorto il dem Roberto Giachietti, memore della sua antica militanza pannelliana, prevede che le unioni civili siano consentite per i gay ma non per gli eterosessuali. Un controsenso, almeno apparentemente. Il Fatto E’ Che il Pd galleggia tra contorcimenti e balbettii quando si affrontano questi temi. E così i dossier aperti sul tavolo si accumulano: perché toccano corde sensibili in un partito dove il peso dei cattolici – meglio, della cultura cattolica – debole in parlamento, è forte nella direzione renziana. Con il risultato che il segretario piè veloce, è rimasto indietro. Solo le iniziative di disubbidienza civile tanto dei sindaci di importanti città, da Roma a Milano a Bologna (ma non Firenze…) sulle unioni civili, quanto dei governatori delle regioni (spalleggiati dai magistrati) sulla fecondazione assistita, hanno scosso il governo dal suo torpore. L’elenco dei ritardi non termina con i matrimoni omosessuali e l’eterologa; i diritti civili in attesa di soluzione per uscire da una condizione di arretratezza rispetto agli altri paesi occidentali sono numerosi: vanno dall’accoglienza dei migranti, e connesso riconoscimento effettivo dello status di rifugiati, alle condizioni inumane dei carcerati, dalla regolamentazione del fine vita alla rimozione del sostanziale boicottaggio orchestrato dalla cupola ciellina degli ospedali nei confronti della legge 194 e della pillola del giorno dopo (la RU-486). E’ tempo che il Pd riporti questi problemi in cima alla sua agenda politica e vi provveda. Sarebbe paradossale che un partito della sinistra europea si facesse scavalcare dal do Pascale-Luxuria sul terreno dei diritti civili.

Piero Ignazi – Poteri&poteri – L’Espresso – 30 ottobre 2014 -

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