Quando il solito posto di Ronald Read alla caffetteria
benefica del Circolo dei Veterani e Reduci rimase vuoto, le signore volontarie
che servono caffè e ciambelle ai vecchi soldati senza soldi capirono subito.
Negli ultimi dieci anni, da quando era andato in pensione per la seconda volta,
Ronald non era mai mancato, sempre alla stessa ora, le 7,30 sempre allo stesso
posto, che nessuno degli altri osava contendergli. Non si discute con un uomo
che aveva combattuto contro i tedeschi in Libia r in Italia, contro i
giapponesi a Okinawa e, tanto per non perdere la mano, contro i nordcoreani e i
cinesi in Corea. La conferma dei sospetti venne da una pattuglia della polizia
che comunicò al circolo la morte di Ronald Read. All’età di 92 anni, non si era
più svegliato, rannicchiato nel sacco a pelo dentro il sottoscala del
condominio di Brattleboro, nel Vermont, dove fingeva di lavorare come custode,
in cambio di qualche dollaro offerto dai condomini, più carità che salario.
Parenti e amici si domandarono subito come pagare le spese del funerale e della
sepoltura, quando trovarono nel suo bugigattolo la succulenta somma di 51
dollari e 38 centesimi, e già fra condomini e reduci era partita la colletta,
quando il manager del palazzo, ripulendo il ripostiglio dove Ronald viveva si imbatté
in due scatole di cartone. le aprì, sicuro che in essere galleggiassero i
piccoli detriti di una lunghissima vita, e rimase impietrito. Nelle due scatole
c’erano azioni di Borsa, obbligazioni e Buoni del Tesoro per quasi 8 milioni di
dollari. Incollata all’interno del coperchio, la sua lettera testamento, con la
quale lasciava tutto all’Ospedale di Brattleboro e alla Biblioteca Comunale.
Per 60 anni, da quando era tornato dalla guerra in Corea, Ronald Read aveva
vissuto nella più rigorosa frugalità, senza mai spendere nulla che non fosse
strettamente necessario.(..) Quali propositi, quali intenzioni o motivazioni
potesse avere un novantenne vissuto da mendicante con otto milioni di dollari
dentro le scatole, è qualche cosa che noi, il popolo delle mani bucate o delle
mani vuote, non possiamo capire. Per quanto ottimista fosse Ronald Read, forse
a 92 anni può arrivare il momento di godersi un poco di quella fortuna da otto
milioni, magari non tanto, un milioncino o due, per il gusto. Nel mistero si
intravede soltanto la sindrome di Paperone, dell’avaro con i polsi della giacca
logori e vasche di dobloni d’oro nei quali sguazzare, e la gioia segreta di chi
ha ingannato il mondo. Nelle ore polari del Vermont dai lunghi inverni,
rientrando nel suo sgabuzzino, Ronald doveva sorridere di chi lo compativa,
scaldandosi le mani al calore freddo di quei milioni nascosti.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 13 giugno 2015
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