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domenica 7 giugno 2015

Lo Sapevate Che: La tentazione della Chiesa: imporre i suoi principi come legge dello Stato...



Caro Michele Serra, il segretario di Stato vaticano, cardinale Parolin ha definito le nozze gay una “sconfitta per l’l’umanità”. Ma noi le sconfitte per l’umanità le abbiamo viste, e le vediamo, altrove, e ne abbiamo orrore. Abbiamo visto perdere l’umanità nei campi di sterminio, nei volti della gente morta per fame e guerra. L’abbiamo vista tra le mura dorate di una Chiesa chiusa, poco caritatevole. Abbiamo visto la sconfitta dell’umanità negli occhi di bambini vittime di preti pedofili, in ogni dove. L’abbiamo vista nelle processioni dove si fa con il Cristo l’inchino sotto i balconi dei boss. Ancora sconfitta di brutto, l’umanità, nella discriminazione dei diversi, o quando si impediva ai comunisti di sposarsi in chiesa. Ognuno veda, liberamente, le sconfitte dove meglio crede. A noi lasci la giia di pensare che in Irlanda l’umanità abbia messo a segno un bellissimo gol.
Enzo Sciamè, Nembro (Bergamo)
Caro Serra, sui media nostrani la notizia che in Irlanda siano state approvate le nozze grazie a un referendum popolare è stata il viatico per un profluvio di reazioni episcopali e cardinalizie. Quasi senza contraddittorio e soprattutto senza il rispetto di una par condicio potremmo dire etica. Ciò che preoccupa, ma non stupisce, èche danoi al solito gruppo – monosessuale per statuto, celibe per vocazione e di fatto sterile per dogma – sia affidato il compito di analizzare e persino di decidere le nostre relazioni sessuali, affettive, private. Per contrappasso, dovremmo poter chiedere a lorsignori che, dato il forte calo demografico nel nostro Paese, si mettano una mano sulla coscienza, dismettano l’abito talare e comincino a metter su famiglia! Csì parliamo di famiglia, ma ad armi pari. 
Paolo Izzo , Roma
La cosa che continua a sbalordirmi, in tema di etica familiare e sessuale, è che non riesca a farsi strada nel senso comune così come nel dibattito politico e mediatico, quella che a me pare un’ovvietà: la Chiesa ha tutto il diritto, come comunità confessionale, di rivolgersi ai cattolici. Ma non ha alcun diritto di interferire con le leggi e i costumi di una comunità nazionale molto più vasta, nonché culturalmente plurale. Un vescovo parla ai cattolici; io posso ascoltarlo con interesse (se interessato a quello che dice) ma non mi sento personalmente coinvolto dalle sue opinioni. A meno che capiti – come purtroppo è accaduto e accade – che quelle opinioni, di natura confessionale, influenzino l’attività legislativa dello Stato o la ostacolino; e dunque interferiscano nella vita di chi cattolico non è, oppure lo è con minore dogmatismo. Se fossi cattolico e credessi nell’indissolubilità del matrimonio, non divorzierei. Ma non mi permetterei mai di pretendere che facesse altrettanto chi la pensa diversamente. Esigere che uno Stato estenda a tutti i cittadini la morale di una parte di essi non è solo ingiusto e protervo. E’ una cosa che indebolisce, e di molto, i principi morali derivanti dalla fede. Una fede che pretende di imporci per legge è una fede tanto invadente quanto poco sicura di se stessa.
Michele Serra – Per Posta – Il Venerdì di Repubblica – 5 giungo 2015 -

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