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domenica 14 giugno 2015

Lo Sapevate Che: Agli insegnanti dico: la riforma non serve a voi....



Nel silenzio generale degli intellettuali, le chiedo di prendere posizione su questa prossima riforma della scuola, che prevede la precarizzazione a vita di tutto il corpo docente, scelto in base all’arbitrio del dirigente scolastico, il quale disporrà di tutto il materiale imano a sua disposizione. Sono indignata per il silenzio che sento intorno alla questione, non solo da perte dell’opinione pubblica, ma soprattutto da parte degli intellettuali.
Giorgia Perra – perra.giorgia@gmail.com
Temo di dover perdere la grande stima che mi dichiara nella prima parte della sua lettera che tralascio di pubblicare, ma se proprio vuole conoscere il mio parere sulla riforma della scuola oggi al centro delle polemiche, inviterei lei e quanti la contestano a considerare il problema dalla parte degli studenti, invece che dalla parte degli insegnanti. Infatti, a parte le scuole elementari che, rispetto a quando le frequentavo io, hanno fatto progressi davvero significativi (al punto da collocarsi al sesto posto nella classifica globale, come ho appreso in un congresso internazionale sull’istruzione nel mondo), le scuole medie e le superiori soffrono per la carenza di insegnanti all’altezza del loro compito, al punto che io considero fortunati quegli studenti che nella loro classe, su nove o dieci professori, ne trovano almeno uno o due che siano dei veri “maestri”. Chiamo “maestro” chi conosce la sua materia, la sa comunicare e ha la capacità di appassionare gli studenti alla cultura, per quella dote personale che non si può “imparare”, ma si possiede “per natura”, fatta di una autorevolezza che gli studenti riconoscono e di una autentica vocazione e dedizione al compito educativo. “Educare” infatti non è solo “istruire”, ossia trasmettere conoscenze, ma far presa sull’emotività degli studenti che, se non entra in gioco, preclude l’apertura della mente. Del resto, già Platone segnalava che si apprende per “via erotica”. E tutti noi abbiamo studiato volentieri le materie insegnate da professori che ci affascinavano. Per questo ritengo giusto che gli insegnanti, al pari di tutti quanti si presentano a un colloquio di lavoro, che poi è un test di personalità, siano sottoposti ad analoga verifica, onde evitare che chi non possiede le caratteristiche adatte possa restare in cattedra per quarant’anni a demotivare gli studenti, sprecando l’unica occasione che essi hanno di essere educati in quell’età incerta che si chiama adolescenza. (..). Entrante nei dettagli, succintamente le dico: 1) Che sono favorevole al 5 per mille per finanziare le scuole migliori rispetto alle peggiori (altro criterio utile per distinguerle e monitorarle). 2) Per quanto riguarda le scuole private, starei al dettato costituzionale che non prevede “oneri per lo Stato”. 3) Non premierei i professori meritevoli, perché significa ammettere che purtroppo sono in attività anche quelli non meritevoli che invece dovrebbero essere esonerati. 4) In una scuola composta solo da insegnanti meritevoli, come me la prefiguro io in base ai criteri sopra esposti, manterrei gli scatti di anzianità e, compatibilmente con il bilancio dello Stato, aumenterei gli stipendi. 5) Per quanto concerne le prove Invalsi (e le prove a quiz dell’esame di Stato), penso anch’io che sono forme assolutamente improprie per valutare la preparazione degli studenti. Ma, finché sono previste, non è educativo che gli insegnanti inducano gli studenti a disertarle, perché, come ci insegna Socrate condannato a morte, le leggi vanno comunque rispettate anche se non condivise.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 6 giugno 2015 -

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