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sabato 13 giugno 2015

Lo Sapevate Che: Ottimisti, senza esagerare: visti nefasti precedenti qualche cautela è d'obbligo...



A chi non piacciono gli ottimisti? Nella vita tutti cerchiamo più volentieri la compagnia di  persone positive. Il collega che ti saluta con un sorriso e uno squillante, autentico buongiorno è certo più simpatico di quello che alla domanda “come va?” prende a sgranare un rosario lagnoso sul presente, gravido per giunta di presagi nefasti per il futuro. Guardare con fiducia al futuro aiuta un individuo nella lotta contro una malattia, così come aiuta un Paese malato a uscire da una crisi. A patto però di seguire anche le cure giuste. Perché esiste anche un ottimismo eccessivo, infondato e quindi dannoso. Gli psicologi definiscono questo ottimismo non della volontà ma della stupidità come sindrome di Pollyanna, dal personaggio di un romanzo di Eleanor Porter celebrato da Walt Disney. Nella storia i casi in cui l’ottimismo collettivo ha prodotto risultati catastrofici sono moltissimi. Senza un eccesso di ottimismo del resto, Germania e Italia non avrebbero mai intrapreso una guerra contro le più grandi potenze della terra, con la ferma convinzione di poterla vincere in pochi mesi. Sono stato ad Atene più volte in questi mesi e non ho potuto mai fare a meno di ricordare un convegno sulle imminenti Olimpiadi al quale avevo assistito una dozzina di anni fa. Era tutta un’idilliaca esposizione delle magnifiche sorti e progressive che si sarebbero spalancate davanti al popolo greco subito dopo lo spegnimento della fiaccola di Olimpia: posti di lavoro, modernizzazione del Paese, aumento dell’export e raddoppio del volume turistico. Un solo oratore interruppe l’emozione con una dettagliata requisitoria dei costi insostenibili dei Giochi per la già fragilissima economia greca e per i conti pubblici probabilmente truccati. La reazione di condanna generale e bipartisan costrinse il povero professore ad allontanarsi fra i fischi. In Italia abbiamo avuto per vent’anni al potere l’ottimismo incarnato: Berlusconi. L’uomo dei sogni e del “sole in tasca”. Sempre alla vigilia di un nuovo boom economico “più grande di quello degli anni Cinquanta”. Quello che nel 2009, quando la Merkel metteva in guardia l’Europa dagli effetti della crisi, sosteneva di vedere ovunque ristoranti pieni e negozi riboccanti di clienti. Con Tremonti ad assicurare che in Italia la crisi non avrebbe avuto lo stesso impatto che in Germania. In effetti, da noi si è rivelato molto peggiore. Questa è la ragione per cui gli italiani sono diventati molto più prudenti, faticano a credere che siamo usciti dalla crisi e continuano a mettere i soldi da parte, in attesa di tempi ancora difficili. Visto i precedenti, è difficile dar loro torto.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 29 maggio 2015 -

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