Come i futuri piloti si addestrano con simulatori di voto, i
futuri camici bianchi imparano il mestiere curando malati-robot. Il più
avanzato tra i manichini del Centro Simularti dell’Università di Padova, usato
per la formazione in anestesia e terapia intensiva, si chiama Human Patient
Simulator: “Un sistema idraulico riproduce l’apparato circolatorio. Al posto
dei polmoni ci sono dei palloncini e tutti i parametri fisiologici possono
essere impostati per proporre diversi scenari clinici, anche inconsueti” spiega
Carlo Ori, professore di anestesiologia e rianimazione e responsabile del
centro. I futuri anestesisti devono, di volta in volta, valutare quale farmaco
somministrare e quali manovre praticare: “E in tempo reale si rendono conto
dell’appropriatezza delle scelte, perché Hps rispecchia in modo realistico le
risposte dell’organismo umano alle cure, anche grazie all’intervento degli
istruttori che dalla cabina di regia possono pilotare le reazioni”. “In caso di
situazioni critiche, le possibilità di mettere in campo manovre salvavita si
gioca in una manciata di secondi e la formazione attraverso la simulazione può
fare la differenza” aggiunge Armando Cuttano, responsabile del Centro di
formazione neonatale Nina dell’Università di Pisa: Con il robot neonato SimNewB
e con SimMon, un simulatore da parto, addestriamo anestesisti, pediatri,
ostetrici, infermieri a gestire eventuali complicanze”. Nell’appena inaugurato
Centro Simnova dell’Università del Piemonte orientale (Novara), grazie a
simulatori di realtà virtuale 3Dgli studenti si cimentano anche nella gestione
di scenari d’emergenza, legati a catastrofi naturali, incidenti stradali,aerei
o ferroviari.”La simulazione consente di imparare a gestire al meglio il lavoro
d’èquipe” conclude Gian Franco Gensini, presidente della Società italiana di
simulazione in medicina. “Ma in Italia è ancora diffusa a macchia di leopardo”.
Simona Regina- Scienze –Il Venerdì di Repubblica – 19 giugno
2015 -
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