Quanto tempo passerà
perchè il mare di melma svelato da Mafia Capitale si richiuda nell’oblio, come
tanti altri scandali enormi,seguiti da finte rivoluzioni e posticce operazioni
di pulizia? Soltanto nella capitale, è un film che s’è visto a intervalli
regolari, ogni dieci anni circa, fin dal Dopoguerra. Dai tempi del Manlio Cancogni di Capitalecorrotta=Nazioneinfetta
dell’Espresso anni Cinquanta, e poi della rapina
a mano armata (Indro Montanelli) della costruzione di Fiumicino, giù per i
rami fino al Mondo di mezzo di Buzzi e Carminati. Ogni volta tutti a fingere
un’invasione di marziani corrotti e disonesti in una Roma perbene e attonita.
Ma quando mai, siamo seri. Chi vive a Roma sa che l’illegalismo di massa si
respira qui insieme ai gas dei motorini truccati. I cittadini che nei bar
lamentano l’oppressione di una classe politica di ladri sono gli stessi che il
giorno dopo reclamano il favore in cambio del voto. Nelle partecipate romane
non si fanno concorsi anche perché a preferire la chiamata diretta non sono
soltanto i politici, ma decine di migliaia di raccomandati di ferro e parenti
al seguito. La città si è giustamente
indignata per le maialate di un gruppo di hooligans olandesi, ma nessuno
bada allo scempio che si compie un po’ alla volta, ogni giorno, da parte di
piccoli vandali indigeni. La città pullula ormai del resto di enclave illegali,
dove la polizia neppure s’avventura. E non si tratta soltanto di periferie.
Ogni mese si scopre che il tal albergo o il talaltro ristorante erano di
proprietà di mafiosi e’ndranghetisti. E’ così a Roma come nel resto del Paese.
E anche qui bisognerebbe essere seri e onesti davvero. Non è possibile che l’Italia abbia 60 miliardi di corruzione
all’anno, più del resto d’Europa messo insieme,solo per colpa del ceto
politico. Che fra l’altro non piove dalle stelle. Alle ultime Regionali gli
impresentabili non solo sono stati presentati, ma anche votati e stravotati.
Siamo una nazione che ha 150 miliardi di evasione fiscale all’anno, ma quando
il governo Prodi nel 2008 provò a far pubblicare on line le dichiarazioni dei
redditi, come si fa in molti Paesi del Nord Europa, la trovata durò mezza
giornata, prima dell’insurrezione popolare e bipartisan e della censura del
famoso garante per la privacy, quello che da anni non trova nulla da obiettare
alla schedatura di tutti noi da parte dei big data delle multinazionali. E’ il
sistema italiano, bellezza, una grande Terra di mezzo dove a sentirsi a disagio,
come scriveva Calvino, è solo una strana minoranza di onesti. Il giorno in cui
lo ammetteranno con sincerità, noi cittadini, sarà forse la vigilia di una vera
rivoluzione.
Curzio Maltese – Contromano – Venerdì di Repubblica – 19
giugno 2015
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