Con Il Nuovo Rinvio al prossimo 30 giugno il dossier Grecia
si avvia a sfiorare i duemila giorni da quando la crisi si è aperta sul tavolo
europeo. Un tempo enorme che, purtroppo, non è trascorso semplicemente invano.
Rispetto agli inizi, infatti, la situazione si è aggravata, mese dopo mese,
fino a trasformare le difficoltà di un singolo paese in una seria minaccia per
la tenuta dell’impianto stesso dell’euro. E non soltanto per i rischi connessi
alle probabilità che il governo di Atene sia costretto dichiarare un “default”
che, per molti versi, è già una realtà almeno sull’arido piano dei conti. Ciò
che più allarma è un altro fallimento che ci si sforza di mascherare ma che
appare, ogni giorno di più, conclamato: quello della “governante” europea a
trazione tedesca. In cinque anni non si è riusciti a trovare una soluzione per
i problemi di un’economia il cui peso nell’ambito dell’eurozona è poco più del
due per cento del Pil globale: qualcosa di simile a quello di una provincia del
nostro Nord Est. Una tale prova di incapacità da lasciare tramortiti dinanzi
all’ipotesi che un giorno gli stessi soggetti istituzionali possano trovarsi ad
affrontare la crisi di un paese con un peso economico e finanziario maggiore.
Piaccia o no, il caso Grecia costituisce un monumento all’idiozia politica
dell’Europa intera. Intanto perché si è cominciato a gestire il nodo seguendo
una cinica e miope logica di difesa degli interessi nazionali coinvolti. Ovvero
non si è preso di petto il problema ma si è scelto di guadagnare tempo per dare
modo a importanti creditori dell’economia ellenica (in particolare banche
tedesche) di alleggerire la propria esposizione riportando a casa ingenti
quantità di finanziamenti concessi evidentemente con non poca dose di
disinvoltura. Così emendando le colpe di avventurosi creditori privati
spostando i rischi sui contribuenti pubblici. Poi si è provveduto a sottoporre
l’economia greca a una cura indiscriminata di austerità con tali dosaggi di
tagli alla domanda interna da accentuarne una fragilità già intrinseca. Di
fatto allontanando, con costi sociali altissimi, ogni reale prospettiva di
ripresa produttiva e di sostenibilità del debito. Seppure Con Grande sforzo, si può anche dire pazienza
per la prima parte. Quelle scelte hanno danneggiato molti ma facendo almeno
ottenere vantaggi a qualcuno. Dove, viceversa, come insegna la nota casistica
di Carlo M. Cipolla, si è raggiunto il colmo della stupidità umana (prima
ancora che politica) è con la strategia dell’austerità a qualunque costo.
Perché in questo caso si è realizzato il capolavoro di arrecare gravi danni ai
greci e insieme anche all’Europa intera in dimensioni che finora non s’erano
mai viste. (..). Sarà Irritante che Tsipras civetti con Putin e
sfrutti il default come una sorta di bomba che potrebbe far esplodere l’intero
impianto dell’euro. Ma c’è qualcuno che queste armi di ricatto gliele ha pur
messe nelle mani. Prima del 30 giungo si terrà il consueto summit dei governi
europei: potrebbe essere l’ultima occasione per gettare alle ortiche una
strategia suicida. A meno che – dubbio non peregrino – gli errori compiuti non
siano solo frutto di stupidità ma di un’inconscia volontà di abbandonare lo
storico obiettivo dell’unità europea. Di male in peggio.
Massimo Riva – Avviso ai naviganti www.lespresso.it – 18 giugno 2015
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