La pizza, spiegò paziente, ma severa, la dottoressa a Tysha
Houston dopo una visita di controllo, ti fa male. Contiene in abbondanza tutti
gli ingredienti che ti stanno facendo ingrassare e corrodono il tuo sistema
cardiovascolare: troppi carboidrati, sale, formaggi, salumi, zuccheri, calorie,
nitrati. Una donna di trent’anni come te, a furia di pizze, getta le basi per
un futuro di guai. Tysha uscì dalla visita medica depressa, confusa e con una
voglia disperata di pizza. Ora, prima . (..), la pizza negli Stati Uniti. E’
qualcosa che sta alla Margherita consumata dal nostro pizzettaro preferito come
una portaerei nucleare sta a una barchetta a vela. E’ una piattaforma sulla
quale atterrano squadriglie di peperoni,
salsiccia, pancetta, formaggi di incerto pedigree, pasta a doppi strati e
addirittura vene di ulteriori porcherie iniettate nel risvolto della crosta.
Tutto per aumentarne il prezzo e l’effetto micidiale. Come spesso accade con i
consigli del medico, Tysha tornò a casa con l’immagine di un’enorme pizza
portaerei che le danzava davanti agli occhi, ricoperta di tutto. Sognava
un’ultima, pantagruelica”binge”, un’orgia di pizza prima di mettersi a
stecchetto. Da domani. Ma casa trovò una sorpresa. Seduto nel minuscolo
soggiorno, nell’ombra per non farsi riconoscere, l’attendeva l’ex boyfriend,
diciamo il “fidanzato”,che lei aveva scaricato dopo ripetute violenze e
allontanato con un’ingiunzione del tribunale. “Sono venuto per ammazzarti”, la
informò subito l’uomo, testimoniando la serietà delle sue intenzioni con un
revolver in mano. Invano, Tysha tentò di calmarlo, di farlo ragionare. Il suo
ex era oltre ogni possibile ragionamento. “Ti prego, ti prego”, lo implorò,
“lasciami almeno un ultimo piacere, prima di ammazzarmi. Lasciami mangiare una
pizza, sai, come quelle che mangiavamo insieme davanti al televisore. Il suo
aggressore ebbe pietà. “ordinala”, le disse. Tysha chiamò il suo pusher
abituale di pizze per la consegna a domicilio. Ordinò quella con “tutto” sopra,
elencando ogni ingrediente nel menù, peperoni, prosciutto, salsicce, pancetta,
funghi, olive, peperoncini piccanti jalapeno, tre formaggi, ananas, acciughe e
un ostaggio. “Come, “ostaggio”?, la interruppe la ragazza che prese l’ordine,
“noi non abbiamo ostaggi”. “Ma lui sì, capisce? Capisce?”. La ragazza della
pizzeria rispose semplicemente con il tempo della consegna prevista, quindici
minuti, e riattaccò. Infatti, puntuale come sempre, 15 minuti dopo la consegna
arrivò. Ma invece del solito affannato studente con un’utilitaria scalcagnata e
l’insegna della pizzeria sul tetto, alla porta di Tysha bussarono quattro
agenti in assetto di guerra, con elmetto, giubbotto antiproiettile e un
arsenale di schioppi e armi automatiche degno dell’esercito di una piccola
nazione, più roba di quanta anche la più generosa pizza all’americana avrebbe
potuto reggere. Il sequestratore e possibile assassino si arrese subito, di
fronte alla potenza del fuoco dispiegata dalla polizia e ben conscio della
generosità con la quale gli agenti distribuiscono proiettili anche per
situazioni molto meno sinistre. Sullo scontrino dell’ordine che la sveglissima
ragazza della pizzeria aveva ricevuto e stampato c’è scritto, dopo la sfilza di
ingredienti richiesti, anche un breve commento: “Cliente denuncia una
situazione di ostaggi. Informato il 911”, la polizia. Quando il suo assalitore
fu immobilizzato e portato via, Tysha ringraziò il sergente della polizia di
Washington che aveva guidato i suoi salvatori e gli propose di portare lui e i suoi
uomini a mangiare la pizza fuori. (..). Lontano, sembrò udirsi il sospiro
rassegnato della dottoressa.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 6 giugno 2015
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