“Sulle Unioni civili dobbiamo procedere con la
stessa determinazione che abbiamo messo sulla legge elettorale. Fare le cose di
sinistra”. Così parlava Matteo Renzi il 6 marzo nell’intervista rilasciata a
“l’Espresso”. Oddio, proprio la stessa non sembra: nei mesi successivi
l’Italicum è stato approvato dalla Camera a passo di carica, con una raffica di
irrituali voti di fiducia e una grave spaccatura nel Pd. Mentre il ddl sulle
unioni civili è ancora in commissione Giustizia del Senato, bloccato da oltre
quattromila emendamenti, di cui oltre 2700 presentati dal partito alleato nel
governo, l’Ncd. Con la minoranza Pd che provava a rallentare il cammino della
legge elettorale Renzi ha proceduto come un caterpillar, con i centristi finora
è andato più cauto. Ma adesso è venuto il momento di accelerare con la legge
sulle unioni civili, per fare una cosa di sinistra. Tre Mesi Fa era solo una dichiarazione d’intenti,
ora diventa una necessità, dopo il risultato delle elezioni regionali del 31
maggio che (soprattutto nella rossa Liguria) mostrano un Pd sguarnito a
sinistra e incapace (soprattutto nel Veneto bianco) di intercettare voti
moderati. Dopo un anno di scontri, sul Jobs Act e sulla scuola, per Renzi è
urgente dimostrare all’elettorato di sinistra che sui diritti civili può
riuscire dove i suoi predecessori hanno fallito. E trovare su questa battaglia
un accordo con la minoranza del Pd, a costo di scontrarsi con il partito di
Angelino Alfano. Anche perché, a differenza di altre misure di sinistra (ad esempio
quelle contro la povertà), questa sarebbe a costo zero. Le Condizioni Esterne sono le più favorevoli possibili. Il referendum in Irlanda che ha
approvato l’introduzione dei matrimoni gay lascia l’Italia all’ultima posizione
d’Europa, fanalino di coda sul riconoscimento delle unioni tra omosessuali. E
la conferenza episcopale italiana non è più sulle barricate come un tempo. L’11
maggio 2007, di fronte al tentativo del governo Prodi di approvare una legge
sulle coppie di fatto, i Dico, la Cei del cardinale Camillo Ruini scatenò le
sue divisioni con una manifestazione in piazza San Giovanni in Laterale, il
Family day. In prima fila c’era il leader del centrodestra Silvio Berlusconi.
Più nascosto, all’epoca era quasi uno sconosciuto, il presidente della
provincia di Firenze Matteo Renzi.(..). Oggi Renzi Ha Cambiato idea. L’unico punto in continuità
con il passato è che all’epoca del Family day il nemico della piazza cattolica
era il ministro della Famiglia Rosy Bindi (insieme al premier dei
centrosinistra Romano Prodi) e anche oggi Renzi è in violenta polemica con la
presidente della commissione Antimafia. Per il resto è cambiato tutto: il
paladino della famiglia tradizionale Berlusconi è diventato un tifoso delle
nozze gay, anche se Forza Italia nelle aule parlamentari è rimasta ferma alla
linea di partenza. Solo una cosa è rimasta immutata: l’assenza in Italia di una
legislazione che riconosca e allarghi i diritti delle persone omosessuali. Il
ddl sull’omofobia è ibernato da due anni. E’ stato approvato in prima lettura
dalla Camera il 19 settembre 2013 e mai discusso al Senato. Eppure il suo primo
firmatario, il deputato renziano Ivan Scalfarotto, è stato nel frattempo
promosso a sottosegretario alle Riforme. Quelle più semplici, però, non c’è
stato ancora tempo di farle. O voglia.
Marco Damilano – L’Espresso – 11 giugno 2015
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