Mi ha colpito molto la
lettera di Marta, mia coetanea, che la nostra professoressa ha letto in classe,
suscitando solidarietà tra noi “generazioni dei senza”. La parte che più mi ha
affascinato è il finale della sua risosta: “Perché i giovani che insistono
nella loro formazione e non si lasciano scoraggiare dalla gran massa dei
coetanei che, con la scusa della crisi, non s’impegnano, vincono”. Poche righe
di una forza incontenibile. L’opposizione tra “scoraggiare” e “vincere”
ripropone un po’ la selezione darwiniana, con la sola differenza che quella è
“naturale”, mentre questa di oggi è frutto della volontà, e sta alla base di
tutto. Paradossalmente è proprio all’interno del primo verbo che si trova la
parola chiave: “coraggio”. Coraggio di tentare, di alzarsi, di emergere, di
vincere. Spesso e volentieri ci osserviamo vivere, ma non viviamo. E vivere non
è respirare, ma farsi sentire, contribuire al cambiamento che oggi è
necessario. Io credo che lei abbia capito chi siamo. E a noi, che ce la
mettiamo tutta per essere come “non” ci descrivono e spieghiamo le ali
controvento, qualche certezza in più fa solo piacere.
Ludovica – castelliludovica@gmail.com
Alberto Faustini, direttore dei quotidiani Trentino e Alto
Adige, in occasione dei 70 annidi storia dei due giornali ha invitato a una
tavola rotonda del Festival Trentino.live, Marta (atram16@libero.it) la ragazza di 19 anni che aveva scritto a D
quella bellissima lettera, che ho pubblicato con il titolo “Ragazzi, il futuro
è vostro: prendetevelo”. La ragione dell’invito è la persuasione del direttore
che “bisogna smettere di parlare dei ragazzi, perché è molto più utile parlare
con i ragazzi”. Io aggiungo: non in modo solo confidenziale o peggio
paternalistico, ma, come con l’invito al Festival, esponendoli in pubblico, per
conoscere cosa pensano e cosa stanno inventando per il loro futuro, in questa
società che sembra li guardi solo per etichettarli.(..) Anch’io ho ricevuto
moltissime lettere a commento di quella di Marta, alcune delle quali la
accusavano di “ingenuità”. Perché i
vecchi la sanno lunga, vero? Infatti hanno preparato per i giovani un futuro
che, se non è minaccioso, certo è imprevedibile. E quando, parlando con i
giovani, incominciamo con la frase “ai miei tempi”, state tranquilli che con
quell’espressione vorrebbero farvi conoscere le loro prodezze, ma in realtà
rimpiangono la loro giovinezza.(..). Altre lettere ancora, infine, lamentavano
che per far posto ai ventenni i quarantenni e i cinquantenni sono fuori
mercato, mentre dovrebbero essere tutelati perché, rispetto ai giovani, hanno
maggiori responsabilità. Di nuovo cose vere. Ma è questo lo sguardo con cui gli
adulti guardano ai ragazzi?Che messaggio vogliono trasmettere loro? Di
starsene-quieti nella loro insignificanza sociale? Oggi, a conforto di Marta e
di tutti i ragazzi come le, pubblichiamo la lettera di Ludovica, che invita gli
adulti a non scoraggiare i giovani che vogliono vincere e che, per non essere
velleitari, si impegnano nella loro formazione. E’ una formazione che non
promette nulla in termini di occupazione ma garantisce la costruzione di una
personalità, che per l’impegno profuso è sicura del proprio valore. E’ poi la
carta più interessante da giocare per quel futuro che, anche se non si offre ai
giovani carico di prospettive, se non altro per ragioni biologiche comunque li
attende. Quel futuro sarà di coloro che da ragazzi hanno profuso il massimo
impegno per conquistarlo.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 13 giugno 2015
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