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sabato 20 giugno 2015

Lo Sapevate Che: Lasciamo che i giovani siano migliori di noi...



Mi ha colpito molto la lettera di Marta, mia coetanea, che la nostra professoressa ha letto in classe, suscitando solidarietà tra noi “generazioni dei senza”. La parte che più mi ha affascinato è il finale della sua risosta: “Perché i giovani che insistono nella loro formazione e non si lasciano scoraggiare dalla gran massa dei coetanei che, con la scusa della crisi, non s’impegnano, vincono”. Poche righe di una forza incontenibile. L’opposizione tra “scoraggiare” e “vincere” ripropone un po’ la selezione darwiniana, con la sola differenza che quella è “naturale”, mentre questa di oggi è frutto della volontà, e sta alla base di tutto. Paradossalmente è proprio all’interno del primo verbo che si trova la parola chiave: “coraggio”. Coraggio di tentare, di alzarsi, di emergere, di vincere. Spesso e volentieri ci osserviamo vivere, ma non viviamo. E vivere non è respirare, ma farsi sentire, contribuire al cambiamento che oggi è necessario. Io credo che lei abbia capito chi siamo. E a noi, che ce la mettiamo tutta per essere come “non” ci descrivono e spieghiamo le ali controvento, qualche certezza in più fa solo piacere.
Alberto Faustini, direttore dei quotidiani Trentino e Alto Adige, in occasione dei 70 annidi storia dei due giornali ha invitato a una tavola rotonda del Festival Trentino.live, Marta (atram16@libero.it)  la ragazza di 19 anni che aveva scritto a D quella bellissima lettera, che ho pubblicato con il titolo “Ragazzi, il futuro è vostro: prendetevelo”. La ragione dell’invito è la persuasione del direttore che “bisogna smettere di parlare dei ragazzi, perché è molto più utile parlare con i ragazzi”. Io aggiungo: non in modo solo confidenziale o peggio paternalistico, ma, come con l’invito al Festival, esponendoli in pubblico, per conoscere cosa pensano e cosa stanno inventando per il loro futuro, in questa società che sembra li guardi solo per etichettarli.(..) Anch’io ho ricevuto moltissime lettere a commento di quella di Marta, alcune delle quali la accusavano di “ingenuità”. Perché  i vecchi la sanno lunga, vero? Infatti hanno preparato per i giovani un futuro che, se non è minaccioso, certo è imprevedibile. E quando, parlando con i giovani, incominciamo con la frase “ai miei tempi”, state tranquilli che con quell’espressione vorrebbero farvi conoscere le loro prodezze, ma in realtà rimpiangono la loro giovinezza.(..). Altre lettere ancora, infine, lamentavano che per far posto ai ventenni i quarantenni e i cinquantenni sono fuori mercato, mentre dovrebbero essere tutelati perché, rispetto ai giovani, hanno maggiori responsabilità. Di nuovo cose vere. Ma è questo lo sguardo con cui gli adulti guardano ai ragazzi?Che messaggio vogliono trasmettere loro? Di starsene-quieti nella loro insignificanza sociale? Oggi, a conforto di Marta e di tutti i ragazzi come le, pubblichiamo la lettera di Ludovica, che invita gli adulti a non scoraggiare i giovani che vogliono vincere e che, per non essere velleitari, si impegnano nella loro formazione. E’ una formazione che non promette nulla in termini di occupazione ma garantisce la costruzione di una personalità, che per l’impegno profuso è sicura del proprio valore. E’ poi la carta più interessante da giocare per quel futuro che, anche se non si offre ai giovani carico di prospettive, se non altro per ragioni biologiche comunque li attende. Quel futuro sarà di coloro che da ragazzi hanno profuso il massimo impegno per conquistarlo.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 13 giugno 2015

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