“Il Problema del Sahel è che a fronte di una crescita
demografica dovuta al miglioramento delle condizioni sanitarie, lo sviluppo è
completamente bloccato, dice Sabou Ibrahim, 60 anni, per otto direttore
dell’Ospedale nazionale di Niamey e poi consigliere economico del ministro
dell’Interno: “La Francia fa affari tenendo basso il costo dell’energia che per
il 30 per cento è alimentata dal nostro uranio, mentre noi restiamo il Paese
più povero al mondo”. Anche l’agricoltura annaspa nella sabbia. Quest’anno
mancano all’appello, da ora a ottobre, 200 mila tonnellate di cibo:
un’occasione per i grandi donatori internazionali per mantenere il controllo
sulla politica del Paese. Eppure soltanto il20 per cento dei terreni bagnati
dal fiume Niger o raggiunti dalla falda entro i sei metri è destinato alla
coltivazione tutto l’anno. Perché? “Perché servirebbe una riforma fondiaria che
superi il sistema patrimoniale attuale e ci traghetti al sistema individuale”,
risponde Sabou Ibrahim: “La terra in Niger, ma anche in altri Paesi della
regione, è suddivisa tra capi villaggio. Non può essere venduta. Soltanto l’uso
può essere ceduto. Ma qualunque intervento, compreso il tipo di semina, va
decisa con la partecipazione di tutti. E’ un sistema che in passato proteggeva
la terra dalle invasioni. Ma che impedisce qualsiasi libera iniziativa”. Perché
non si cambia? “Perché servono almeno due generazioni e nessun politico va
contro gli interessi dei propri elettori. Soltanto una pressione esterna può
riuscirci. Ecco, dovrebbe provarci l’Europa che ci ha obbligati alla
democrazia: adesso obbligateci a riformare la proprietà e ci sarà da mangiare
per tutti.
F.G. – Rapporto dal Niger – L’Espresso – 25 giugno 2015 -
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