La virilità appare in crisi perché si
trasforma. Da sempre? Ho potuto constatarlo a Versailles, alla luce del sole.
Nella sala del pendolo di Luigi XV troneggia, sotto forma di mobile
sprezzantemente osceno, un orologio astronomico impostato per segnare l’ora
sino al 9999. Il robot androide (fantoccio fallico, ode a Priapo) divarica le
gambe rococò per mettere in evidenza la potenza virile che si suppone governi
il regno, uomini e donne, la terra e le stelle. Che quell’essere scabroso sia
stato agghindato con tutti gli intarsi dorati di Francia per nascondere
l’inizio della fine del maschio occidentale, del maschio in generale? Il
pendolo, progettato dall’orologiaio reale ClaudeSiméon Passemant, ci prova:
l’automa androide è un sosia di Luigi XV. Il re “beneamato”, che com’è noto
rimase sempre un orfano ansioso, fu un
cacciatore intrepido ed è passato alla storia come predatore sessuale:
innanzitutto della propria sposa (dalla quale ebbe dieci figli, tre morti in giovane
età), e poi delle tante amanti “grandi” e “piccole” (ebbe almeno 14 figli
illegittimi). Senza contare che Madame de Pompadour, non paga d’essere la favorita, pare
si atteggiasse a primo ministro,prendendosela con lo sfrontato orologiaio che
si permetteva di esporre gli ingranaggi fisici dell’autorità. Ameno che
l’ingegnoso artigiano non abbia invece voluto proclamare di fronte . alla corte
e al mondo, stupefatti, che la “virilità” – maschile, monarchica, politica –
fosse sul piano di scomparire. “Signore e Signori”, dice in sostanza
l’ingegnere del re, “il personaggio principale altri non è che il Tempo,
accompagnato solo dai suoi: coloro che lo sanno misurare, calcolare,
riprodurre, pensare…”. Questo, perlomeno, è ciò che sostiene Nivi, una psicologa
che mi assomiglia e che ritiene che i francesi
siano in anticipo sugli altri quando annunciano al mondo intero che “il
re è nudo” e il maschio pure. Le “folies françaises” non sono nate con il Sofitel
o il Carlton. La virilità, mito superato e realtà indispensabile, cosa sarà
mai, in effetti? La prestazione di un atleta sessuale? L’autorità del maschio?
L’arte di vivere propria di un essere umano dotato di cromosomi e
testosterone?La sua parola, la sua scrittura? la paura della castrazione?(..).
“L’artista”, che si diverte proclamandosi “ateo del sesso”: la sua libidine è
interamente assorbita dall’invenzione di nuovi linguaggi, si perdona e ci
perdona, accompagnato da un’intensa miscela di spiritualità. E infine “il
politico”, ultimo custode della posa fallica: ne gode, ne approfitta, se ne fa
grande e non l’abbandona soprattutto nelle inevitabili traversate del deserto,
poiché questa fede senza innocenza non conosce la parola “mai”. Il matrimonio è
alla portata di tutti, certuni e certune preferiscono coprirsi il volto con un
velo, mentre altri vogliono essere tutto everetutto…L’emancipazione delle donne
e i loro progressi sociali, che accentuano la bisessualità fisica delle madri e
delle amanti, oggi sconvolgono gli uomini, che di fronte a loro percepiscono un
“rischio di omosessualità” (Colette) – a meno che non si tratti di una
speranza. Il maschio occidentale tuttavia non ha perso, benché le vite
quotidiane siano più difficili da elaborare rispetto alle tecniche, alle
rivoluzioni, alla governante politica, al culto o alla blasfemia. Nuovi legami
amorosi sono più che mai necessari, perché i due sessi – che non se ne stanno
tranquilli sulle due sponde della differenza sessuale – accordino le proprie
esperienze interiori, i loro stati quantici.(traduzione di Marzia Porta).
Julia Kristeva – Donna di Repubblica – 13 giugno 2015-
Nessun commento:
Posta un commento