Ogni Stagione Della
Storia alleva uno
spiritello che le soffia nell’orecchio. Si chiama Zeitgeist, lo spirito del
tempo. E questo è il tempo della decostruzione, o meglio della rottamazione,
per usare lo slogan di Renzi. Il suo successo sta tutto in questa chiave, nella
capacità d’intercettare e dare sfogo a una pulsione collettiva. Dunque via le
vecchie classi dirigenti, le vecchie istituzioni, le vecchie prassi sociali.
Del resto succede in politica come nella vita: c’è un tempo in cui si
costruisce e un tempo in cui si demolisce. Anzi: le ruspe servono per far
spazio ai muratori, così come il divorzio è indispensabile per contrarre un
nuovo matrimonio. Ma quale futuro si proietta dal presente?Qual è il segno
della prossima stagione? E’ La Reductio Ad Unum, per dirla con un’espressione
antica. Uno al posto di molti. Basta ascoltare il nostro Premier, per ottenerne
la conferma. L’ultima uscita è del 22 maggio: “Vorrei un sindacato unico”.
Susanna Camusso e gli altri leader sindacali sono saltati sulla sedia, hanno
evocato Mussolini e Stalin, ma ormai ogni loro protesta è senza testa, La
“disintermediazione”, il rifiuto dei corpi intermedi, ha già ghigliottinato la
Cgil non meno che la Confindustria. Però la ghigliottina venne brevettata dalla
Rivoluzione francese, non dai totalitarismi del secondo Novecento. Il 14 giugno
1791 la legge Le Chapelier proibì corporazioni e associazioni, in nome
dell’unità del popolo, della volonté
générale teorizzata da Rousseau. E nei decenni successivi quel divieto
rimbalzò nei codici penali dell’Austria, dell’Inghilterra, del Portogallo,
perfino dello Stato Vaticano. Renzi Tuttavia Non Vuole porre fuori legge i sindacati: gli
basta che il plurale diventi un singolare. Dai sindacati al sindacato; e magari
dai partiti al partito. Non è forse questo l’obiettivo dell’Italicum, col suo
premio di maggioranza elargito a un unico partito, anziché alla coalizione? Ma,
dopotutto, ogni riforma avviata dall’esecutivo Renzi muove nella stessa
direzione. Il superamento del bicameralismo paritario, che di fatto si sbarazza
del Senato. La riforma della riforma del Titolo V: un taglio netto alle
competenze regionali, torna centrale lo Stato centrale. Nel primo caso uno al
posto di due (Camere), nel secondo caso uno al posto di venti (Regioni).(..).
Ma forse il demolitore non è Renzi, lui è solo il megafono che dà voce al
nostro tempo. In economia, per esempio, la disintermediazione è già stata
operata dalla Rete, che ha messo in crisi l’industria del turismo come quella
culturale, dato che ogni utente può servirsi à la carte scavalcando le agenzie
di “viaggio al pari delle case discografiche, degli editori, dei giornali.
Sicché Dobbiamo rassegnarci: nel monoteismo che avanza siamo tutti soli davanti
al nostro Dio. E quel Dio uno e bino è al contempo il nostro dittatore, sui
banchi di scuola, nei luoghi di lavoro, nelle cabine elettorali. Vabbè,
confesso: piace anche a me la dittatura. Ma temperata dal tirannicidio.
Michele Ainis – Legge e libertà www.lespresso.it – michele.ainis@uniroma3.it – 4
giugno 2015
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