Etichette

martedì 2 giugno 2015

Lo Sapevate che: Quanto ci costa tenere Londra in Europa...



Tutti a Chiedersi, anche con toni angosciati, che cosa potrà accadere all’Unione europea se gli inglesi dovessero decidere di andarsene. Un po’ come se l’intero continente si sentisse preda di un invincibile complesso di sudditanza politica e perfino culturale alle scelte del Regno Unito. D’accordo che si tratta del paese culla della democrazia parlamentare moderna e del celebre “Habeas Corpus Act” ma non è che questi meriti storici possano far dimenticare la strategia ostativa che il governo di Londra persegue da sempre nei confronti del grande progetto di federazione continentale. Proviamo, quindi, a rovesciare l’interrogativo e a chiederci piuttosto quali rischiano di essere i costi politici ed economici di una permanenza del Regno Unito nell’attuale Comunità. Intanto, Va Osservato che il neo-rieletto premier Cameron sta gestendo la sua promessa di referendum sul sì o no britannico all’Ue con insidiosa doppiezza. A prima vista, egli sembra usarla a fini interni per destreggiarsi dinanzi all’ondata di malumori antieuropei che è esplosa nell’opinione pubblica domestica e serpeggia all’interno del suo stesso partito conservatore. (..). Se l’Arrendevolezza degli altri soci dovesse regalare il successo a questa neppure dissimulata estorsione, la costruzione dell’Europa subirebbe un contraccolpo forse micidiale. Del  resto, Londra non ha mai fatto mistero di non condividere l’idea stessa di Europa federale e di perseguire in proposito nulla più che l’obiettivo di un’unione doganale. Al punto da operare e non soltanto per difendere i privilegi ottenuti all’atto della sua adesione , ma anche muovendosi a più riprese per ostacolare il cammino verso una maggiore integrazione fra gli altri soci. Al Riguardo va ricordato che le forti pressioni inglesi a favore di un rapido ingresso nell’Unione da parte dei paesi dell’ex-blocco sovietico non aveva soltanto il fine di allargare e irrobustire il fronte Nato sui confini orientali, ma anche quello di rendere meno governabile e assai più complicata la gestione di tutte le istituzioni comunitarie, dal parlamento di Strasburgo alla Commissione di Bruxelles.(..). Un no che non si esaurisce nella difesa delle proprie franchigie, ma che ha anche l’effetto di un macigno sulla strada di intese anche fra gli altri soci Ue. Dove Poi Cameron rischia di innescare una bomba disgregante sul cammino federale del continente è su un terreno costitutivo dell’Unione. Londra, infatti, mira a sottrarsi alla competenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Già, con buona pace dei cultori della democrazia inglese, è proprio così: il paese della Magna Charta e del Bill of Rights del 1689 si dichiara sciovinista in tema di diritti. Non vuole che i propri cittadini possano chiamare il patrio governo a rispondere dei suoi atti dinanzi a un tribunale sovranazionale. In una fase nella quale il ritorno di fiamma dei nazionalisti sta già producendo allarmanti deviazioni – si guardi al governo Orbàn in Ungheria – una simile concessione a Londra equivarrebbe ad abbattere un muro maestro della costruzione europea con conseguenze rovinose. Non si intravede beneficio della presenza britannica nell’Ue che possa pareggiare un tale costo.
Massimo Riva – Avviso ai naviganti www.lespresso.it 28 maggio 2015

Nessun commento:

Posta un commento