Ora Verrebbe Da
Chiedersi se abbiamo
già visto tutto, o se invece l’inchiesta “Mafia Capitale” stia per riservarci
ancora sorprese, altro malaffare, nuovi scandali. Potremmo rispondere che
quanto emerso basta e avanza. E conferma l’impressione che non la si possa
risolvere chiudendosi nelle stanze del Campidoglio e spostare qualche mobile,
allontanare qualche funzionario, annullare qualche delibera. Proprio no. (..). Oggi Le “Grandi Potenze” non pensano più come prima , ma in compenso a condizionare
politica e amministrazioni sono Carminati & C. in combutta con i Buzzi e
gli Odevaine, re di quella Terra di Mezzo dove tutto si mischia. Defilate le
grandi imprese, incombono ricatto e intimidazione stile Mafia SpA. La città, la
capitale d’Italia è al massimo degrado, sembra che niente più funzioni, che
ogni forma di dissuasione latiti. Il malaffare, ed è questo che dovrebbe
allarmare massimamente, si annida in tutti i gangli dell’amministrazione: tocca
il consiglio comunale e le cooperative, infetta i servizi pubblici, vede
coinvolti fondazioni umanitarie e politiche e consorzi di imprese. Ascolti le
parole del boss Carminati e ti accordi che troppo spesso non è facile
distinguere tra funzionari pubblici e manovalanza criminale, tra burocrazia e
amministratori, tra cacicchi di periferia e boss locali. All’imbroglione che si
lamenta di un impiegato che cercava di opporsi a pratiche illegali, Carminati
replica: “O si caccia…o si compra, se si compra è meglio”. Lasciando intendere
non solo la pratica consolidata della compravendita, ma che il boss ha anche
licenza di licenziare. Di Fronte Alla Pochezza di amministratori, alla connivenza
dei burocrati, all’arroganza di consiglieri comunali che seguono solo l’odore
dei soldi, verrebbe da chiedersi anche come sia stato possibile cadere così in
basso. La prima responsabilità è certo della politica che troppe volte ha
abdicato alla sua funzione prioritaria di selezione e di controllo lasciando in
periferia il potere a ras “cattivi e pericolosi” (copyright Fabrizio Barca). In
circostanze simili potrebbe supplire la macchina amministrativa, ma questa è
ormai inefficiente, disillusa, disarmata, quando non direttamente coinvolta nel
malaffare. E’ il caso emblematico di Roma, ma davvero non ci meraviglierebbe se
“il sistema” avesse messo radici anche altrove. A questo punto ci vorrebbe una
rottamazione. Vera e profonda. Stavolta della pubblica amministrazione.
Bruno Manfellotto- Questa settimana www.lespresso.it @bmanfellotto – L’Espresso 18-giugno-2015
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