A Genova, al Festival delle Idee, il
premier Matteo Renzi, intervistato da Ezio Mauro, direttore di Repubblica, ha
confermato che presto il governo tornerà occuparsi dei diritti civili. Dovremmo
essere contenti, mentre invece il mio primo sincero commento è stato: “Che
barba!”. Da quanti decenni ogni tanto si torna a discutere di una legge che
consenta unione civili che abbiano lo
stesso valore, che assicuri gli stessi diritti e gli stessi doveri del matrimonio
laico, anche tra due donne o due uomini? Da quanti decenni gli schieramenti
sono sempre gli stessi e dicono le stesse cose, per scontrarsi e poi lasciar
perdere perché il Paese ha anche altre necessità impellenti? Nessuno pretende
che questa unione venga celebrata in Chiesa, a nessuno viene in mente di
pretendere che la Chiesa l’approvi. In Italia il divorzio e l’interruzione di
gravidanza e la procreazione assistita sono legali, anche se la Chiesa non può
accettarli. E in questo senso mi viene in mente una mia amica molto cattolico
che andò dal suo parroco a dirgli che
voleva lasciare il marito odioso e si sentì rispondere: “Ognuno ha la sua croce
e tutti la devono portare”. Al che lei gli ha detto: “Guardi, me la porti lei
che è il suo mestiere”, e se n’è andata. (..). Qualche settimana fa in Irlanda,
nazione molto più cattolica dell’Italia, dove l’omosessualità non è più reato
solo dal 1993, dove l’interruzione di gravidanza è ancora illegale, in un
referendum sulle unioni tra persone dello stesso sesso il sì ha largamente
vinto. La Chiesa irlandese non è direttamente intervenuta e solo dal Vaticano è
arrivato un durissimo commento al risultato, da parte del segretario di
Stato cardinale Parolin: “Una sconfitta
per l’umanità”. E’ ovvio che se fosse possibile anche in Italia un
riconoscimento giuridico delle coppie non etero, si finirebbe finalmente per
non parlarne più, dopo i primi entusiasmi: del resto tutti si stanno sposando
sempre meno. Nel dibattito o scontro come volete chiamarlo che si ripresenterà
in autunno, ci sarà, per fortuna, un nuovo elemento, per quanto stravagante,
sostenuto da colti intellettuali esageratamente pro-gay. Secondo loro, se gli
omosessuali potranno sposarsi, diventeranno “banali come essi non sono mai
stati”. A parte ilfatto che in passato, obbligati a nascondersi, i grandi gay
si sposavano ovviamente con una signora, vedi Oscar Wilde, e ancora oggi molti
omosessuali che non si accettano mettono su famiglia, spesso rovinosa. Come
scrive Pietro Citati sul Corriere della Sera, “mentre conquistano i propri
diritti gli omosessuali pretendono di essere come gli altri, ciò che certo non
sono: tanta è la singolarità di condizioni che li distingue. Questa è un’offesa
a loro stessi: un’offesa alla loro vita quotidiana, una cancellazione
dell’abisso e del fascino che li circonda”. Va ben:ma il fascino della
creatività l’hanno pure gli etero, e allora perché gay e lesbiche operaie,
medici, giornalisti, poliziotti, maestri, ministre eccetera devono essere
diversi, e perché non possono avere diritti?
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 20 giugno 2015
Nessun commento:
Posta un commento