Chi poteva mai
immaginare che la Fifa di Sepp Blatter fosse un centro di corruzione? Tutti,
naturalmente, da sempre. Avanzando con l’età tocca fare la mesta contabilità
degli scandali annunciati e delle conseguenti finte rivoluzioni cui hai dovuto
assistere nella vita: lungo elenco. I passaggi drammatici, quelli che hanno segnato la vita di una
generazione, come Tangentopoli e Mani pulite. Come tanti altri, ho creduto
nella palingenesi del 1992, nella possibilità di veder sorgere dalle ceneri
della Prima repubblica, sepolta dalla vergogna delle ruberie, un Paese
imigliore, più onesto e sincero. Che idiozia. Avrebbero vinto ancora una volta
i gattopardi di sempre, il popolo d’indignados all’italiana si sarebbe
trasformato in pochi mesi nella platea plaudente del peggior figlio dei
ladroni, Silvio Berlusconi, e la corruzione ai sarebbe decuplicata fino ai
livello attuali. Con il tempo la delusione non fa più nemmeno male, si riesce
perfino ad assistere senza attacchi di fegato ai dibattiti televisivi in cui
politici e giornalisti discettano amabilmente sulla possibilità di attenuare la
legge Severino e su quanto sia più prudente e garantista aspettare il terzo
grado di giudizio prima di giudicare non candidabile un mafioso acclarato o un
ladro seriale. In una nazione che da sola somma la metà della corruzione
d’Europa, 60 miliardi all’anno, tu pensa. Poi esistono gli scandali quasi
ilari, come questo della Fifa. Ai traffici del vecchio Blatter m’ero quasi
affezionato, mi ricordano la gioventù da cronista sportivo, quando a notte
tarda, finito di dettare il pezzo per l’ultima edizione, ci si ritrovava a cena
con i colleghi a discutere di come la Fifa avrebbe truccato la prossima finale
o l’assegnazione dei Mondiali. Per decenni mi sono divertito a leggere le
battute sul re del pallone mondiale nella sublime rubrica domenicale di Gianni
Mura. Fin che all’improvviso, trent’anni dopo, arrivano gli agenti dell’Fbi e
arrestano tutti. Che cosa è successo? L’ingenuità, questo potente motore della
storia, irrompe sulla scena del delitto. Un ingenuo detective di Brooklyn, che
probabilmente non ha mai assistito a un vero incontro di calcio, comincia a
indagare sugli scandali Fifa e arriva a scoprire quello che centinaia di
milioni di tifosi sanno da sempre. Che il gioco più bello del mondo, con i suoi
miliardari diritti tv, è fonte di corruzione, riciclaggio di denaro sporco,
mazzette milionarie, interessi inconfessabili. Che i Mondiali del 2922 in
Qatar, cinquanta gradi all’ombra, non sono stati assegnati sulla base di puri
criteri sportivi. Che la vicepresidenza della Fifa al rappresentante delle
Isole Cayman suona, in effetti, lievemente sospetta. Per noi raffinati
calciofili europei, questo è il sistema del pallone. Per un agente di Brooklyn
corrisponde a un’infinita serie di reati. A pensarci, è l’uovo di Colombo. E se
affidassimo all’Fbi le indagini sulla corruzione in Italia?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 5
giugno 2015 -
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