Considero Il Mio Amico Art Spiegelman un genio. Il suo “Maus
“ rimane uno dei tanti testi letterari (anche se a fumetti) più importanti
sull’Olocausto. Ma questa volta non sono d’accordo con lui. Gli era stata
chiesta una copertina per un numero del “New Statesman” sulla libertà di
pensiero, è la copertina che è stata pubblicata da altri giornali è bellissima
(una donna ferocemente imbavagliata). Però Spiegelman aveva chiesto di
pubblicare anche una sua caricatura di Maometto, e la rivista non glielo ha
concesso (anche se lo stesso disegno era già apparso, mi pare, su alcune
pubblicazioni europee e americane). Così Spiegelman ha ritirato anche la
copertina. Sulla faccenda di “Charlie Hebdo” sono sorte molte confusioni (non
vi avevo dedicato una Bustina perché subito dopo il dramma avevo rilasciato due interviste e la bustina
sarebbe apparsa solo quindici giorni dopo, ma ne ero stato dolorosamente
colpito anche perché conservavo una mia simpatica caricatura che Wolinski, morto
nel massacro, mi aveva dedicato, ai tempi in cui ci si vedeva al bar con la
redazione di “Linus”). Torno ora sulla questione. Credo fossero in gioco due
diritti e due doveri. Pensando a papa Francesco che aveva detto che se qualcuno
avesse offeso sua madre gli avrebbe dato un pugno (turbando molti) vorrei
ricordare che non avevo detto che lo avrebbe ammazzato. Infatti sapeva che un
comandamento proibiva di ammazzare e quindi non poteva che condannare l’impresa
dei terroristi che, con i loro alleati tagliagole del’Is, rappresentano la
nuova forma di nazismo (razzismo, eliminazione di chi è d’altra etnia, progetto
di conquista del mondo). Si doveva condannare il massacro e marciare, come è
stato fatto, per difendere la libertà di espressione.(..). C’E’ Un Principio etico per cui non si dovrebbe offenderla sensibilità religiosa di altri,
ragion per cui anche chi bestemmia a casa propria non va a bestemmiare in
chiesa. Non ci si deve astenere dal caricaturare Maometto per timore di
rappresaglie, ma perché (e mi scuso se l’espressione è troppo morbida) è
“scortese”. E non si dovrebbe caricaturare la Beata Vergine, anche se i
cattolici fossero (come sono, almeno oggi) alieni dal massacrare chi lo fa. Tra
l’altro ho esplorato Internet e ho visto che tutti i siti che protestano per la
censura del “New Statesman” non hanno riprodotto il disegno di Siegelman.
Perché? Per rispetto degli altri o per paura? Con La Faccenda di “Charlie” erano in gioco due
principi fondamentali, ma è stato difficile tenerli separati di fronte all’orrore
perpetrato da chi aveva torto. Così era lecito difendere il diritto di
esprimersi, anche se in modo scortese, affermando “Je suis Charlie”, ma se io
fossi “Charlie” non andrei a prendermi gioco né della sensibilità musulmana né
di quella cristiana ( e neppure buddhista, se fosse il caso).(..) Se i
cattolici si turbano se gli offendi la Beata Vergine, rispetta il loro
sentimento – e caso mai scrivi un prudente saggio storico per mettere in forse
l’Incarnazione. Se i cattolici sparassero contro chi offende la Beata Vergine,
combattili con tutti i mezzi. Nazisti e antisemiti di ogni risma hanno diffuso
orrende caricature degli “infami giudei”, ma in fondo la cultura occidentale ha
accettato queste ingiurie rispettando la libertà di chi le diffondeva. Però quando
dalla caricatura si è passati al massacro ci si è ribellati. Cioè si è
rispettata la libertà di Drumont (nell’Ottocento) di essere ferocemente
antisemita ma si sono impiccati i boia nazisti a Norimberga.
Umberto Eco – La bustina di Minerva www.lespresso.it – 18 giugno 2015
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