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giovedì 25 giugno 2015

Lo Sapevate Che: Continente vecchio egoismi nuovi...



L’Europa Si Infrange sugli scogli di Ventimiglia. Affonda sulle sponde dello Stato anarchico di Libia. Si scanna nelle campagne dell’Ucraina. L’Europa si dissolve giorno dopo giorno sotto il peso della sua opulenza messa in crisi dalla paura per gli sbarchi dei disperati. Minaccia di bloccare le frontiere, respingere gli indesiderati, bombardare gli scafisti, radere al suolo i campi della vergogna. Riesce solo dividersi. E a perdere se stessa. C’è la Germania, ma l’Europa no, dice Romano Prodi a Eugenio Scalfari nel serrato dialogo sui destini del Vecchio Continente (..). Un confronto avvenuto in redazione, nella sede de l’Espresso, venerdì 12 giugno, dunque prima ancora ch2 si conoscessero i risultati elettorali dei comuni italiani andati al ballottaggio. Eppure l’ex presidente del Consiglio italiano ed ex presidente della Commissione europea annotava: “Viviamo un’era in cui tutte le democrazie ragionano in tempi brevi. Ogni elezione, anche la più locale, finisce per accorciare i tempi delle scelte e delle decisioni dei governi”. La mente, oggi, corre a Venezia, alla sconfitta subita dal Pd, alla resa dei conti interna. Ma quella considerazione fatta da Prodi vale non solo in Italia, bensì in tutti i Paesi dove si svolgono libere elezioni. La Francia, per esempio. Irriconoscibile in queste ultime amare settimane. Ci siamo sentiti tutti “Charlie” appena sei mesi fa. Ma Parigi ora sembra aver paura essa per prima di quelle tre magiche parole coniate duecento anni fa, divenute patrimonio del mondo libero. Così Oltralpe il socialismo di Hollande si annacqua nel razzismo del Front National e mostra i muscoli alla frontiera con l’Italia. La Solidarietà europea, se mai è esistita, è finita in rissa. Il presidente francese, in pericoloso calo nei sondaggi (terzo dopo la Le Pen e Sarkozy) teme le prossime elezioni; quindi le sue scelte sono dettate da un tatticismo di corto respiro. Lo stesso è accaduta nella Gran Bretagna di Cameron. Il leader conservatore ha vinto le elezioni in maggio barattando l’Europa con la sua riconferma. Un populismo molto british ma non per questo meno preoccupante. Così di opportunismo in opportunismo la vecchia grande Europa si sta disgregando.(..). Deboli Nelle Analisi, continuiamo ad affrontare il fenomeno delle migrazioni. in una logica emergenziale. Con l’illusione che prima o poi finisca. Evidentemente non sarà così. Ogni nuovo sbarco ci cogli impreparati. In Italia come nelle nazioni nostre alleate. Nell’inchiesta condotta sul campo in Africa documentiamo come con una spesa molto inferiore e un’efficienza maggiore una serie di interventi di cooperazione con le popolazioni locali potrebbe creare quelle condizioni di vita accettabili. Un’alternativa vera alla disperazione. Non basta però uno slogan elettorale a buon mercato: aiutiamoli a casa loro. Serve un impegno continuo, duraturo e difficile. Progetti decisi con la gente del posto. Capacità di dialogo. Ancora una volta Francesco, con la sua enciclica (..). si rivela un vero leader mondiale, capace di parlare oltre la casa dei fedeli. C’è “un’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta”, scrive il pontefice per poi denunciare “la grave responsabilità della politica internazionale e locale”. Lo capiremo mai noi occidentali?
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it @vicinanzal – L’Espresso 25 giugno 2015 -

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