L’Europa Si Infrange sugli scogli di Ventimiglia. Affonda
sulle sponde dello Stato anarchico di Libia. Si scanna nelle campagne
dell’Ucraina. L’Europa si dissolve giorno dopo giorno sotto il peso della sua
opulenza messa in crisi dalla paura per gli sbarchi dei disperati. Minaccia di
bloccare le frontiere, respingere gli indesiderati, bombardare gli scafisti,
radere al suolo i campi della vergogna. Riesce solo dividersi. E a perdere se
stessa. C’è la Germania, ma l’Europa no, dice Romano Prodi a Eugenio Scalfari
nel serrato dialogo sui destini del Vecchio Continente (..). Un confronto
avvenuto in redazione, nella sede de l’Espresso, venerdì 12 giugno, dunque
prima ancora ch2 si conoscessero i risultati elettorali dei comuni italiani
andati al ballottaggio. Eppure l’ex presidente del Consiglio italiano ed ex
presidente della Commissione europea annotava: “Viviamo un’era in cui tutte le
democrazie ragionano in tempi brevi. Ogni elezione, anche la più locale,
finisce per accorciare i tempi delle scelte e delle decisioni dei governi”. La
mente, oggi, corre a Venezia, alla sconfitta subita dal Pd, alla resa dei conti
interna. Ma quella considerazione fatta da Prodi vale non solo in Italia, bensì
in tutti i Paesi dove si svolgono libere elezioni. La Francia, per esempio.
Irriconoscibile in queste ultime amare settimane. Ci siamo sentiti tutti
“Charlie” appena sei mesi fa. Ma Parigi ora sembra aver paura essa per prima di
quelle tre magiche parole coniate duecento anni fa, divenute patrimonio del
mondo libero. Così Oltralpe il socialismo di Hollande si annacqua nel razzismo
del Front National e mostra i muscoli alla frontiera con l’Italia. La
Solidarietà europea, se mai è esistita, è finita in rissa. Il presidente
francese, in pericoloso calo nei sondaggi (terzo dopo la Le Pen e Sarkozy) teme
le prossime elezioni; quindi le sue scelte sono dettate da un tatticismo di
corto respiro. Lo stesso è accaduta nella Gran Bretagna di Cameron. Il leader
conservatore ha vinto le elezioni in maggio barattando l’Europa con la sua
riconferma. Un populismo molto british ma non per questo meno preoccupante.
Così di opportunismo in opportunismo la vecchia grande Europa si sta
disgregando.(..). Deboli Nelle Analisi, continuiamo ad affrontare il fenomeno
delle migrazioni. in una logica emergenziale. Con l’illusione che prima o poi
finisca. Evidentemente non sarà così. Ogni nuovo sbarco ci cogli impreparati.
In Italia come nelle nazioni nostre alleate. Nell’inchiesta condotta sul campo
in Africa documentiamo come con una spesa molto inferiore e un’efficienza
maggiore una serie di interventi di cooperazione con le popolazioni locali
potrebbe creare quelle condizioni di vita accettabili. Un’alternativa vera alla
disperazione. Non basta però uno slogan elettorale a buon mercato: aiutiamoli a
casa loro. Serve un impegno continuo, duraturo e difficile. Progetti decisi con
la gente del posto. Capacità di dialogo. Ancora una volta Francesco, con la sua
enciclica (..). si rivela un vero leader mondiale, capace di parlare oltre la
casa dei fedeli. C’è “un’intima relazione tra i poveri e la fragilità del
pianeta”, scrive il pontefice per poi denunciare “la grave responsabilità della
politica internazionale e locale”. Lo capiremo mai noi occidentali?
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
@vicinanzal – L’Espresso 25 giugno 2015 -
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