La signora entrò snella nel bagno della Casa Bianca e ne
uscìgonfia “come il pupazzo della Michelin”, raccontò nelle sue memorie Lea
Berman, segretaria sociale del presidente americano George Bush. Preoccupata
che qualche cibo servito al pranzo ufficiala del quale la signora era ospite
avesse scatenato una reazione allergica, Lea le chiese se si sentisse bene.
“Benissimo”, le rispose brusca la signora, ma nell’allontanarsi agitando
sdegnata l’ampio deretano, qualche cosa le sfuggì sotto la gonna: un
asciugamano. Si era imbottita, dal collo ai collant, di salviette, asciugamani,
saponcini, bicchierini e di tutto quello che aveva trovato con impresso il
simbolo della residenza presidenziale e che fosse riuscita a nascondersi sotto
gli ampi indumenti di gala. Si parla in ogni Paese dei furti compiuti “dal
palazzo della politica, ma non meno conosciuta è la storia di quanto venga
rubato “nel” palazzo, da ospiti e visitatori affamati di souvenir che dicano al
mondo: io, proprio io, sono stato a colazione dal Presidente, a pranzo dalla
First Lady, a cena con il presidente della Camera. Senza arrivare alla bulimia
da accessori di quella (anonima)signora, nessuno che abbia avuto il raro onore
di sedere alla tavola del potere americano se ne va senza essersi portato via
qualche cosa.(..). Dal cavallo di Zachary Taylor, “Old Whitey”, al quale i
visitatori strappavano nel 1950 i peli della coda uno alla volta mentre lui
brucava mansueto, fino a lasciarlo completamente a sedere scoperto, ai rottami
pescati nei periodici lavori di restauro e di ristrutturazione, l’adorazione
per i frammenti del massimo tempio laico americano è quasi religiosa. Pezzi dei
servizi di piatti, salsiere, sottobicchieri, tazzine e soprattutto segnaposti a
tavola, sono venduti si e-bay a prezzi che superano i diecimila dollari, come
per un piattino della presidenza Lincoln.(..). Talmente grande era la razzia
dei segnaposto che da qualche tempo i camerieri ai pranzi ufficiali hanno
l’ordine di portarli tutti via, discretamente, non appena gli ospiti si sono
accomodati, senza badare al nome e all’importanza del personaggio.(..). Barbara
Walters, imperatrice riconosciuta delle interviste tv, ha rubato tanti souvenir
da avere indotto Michelle Obama a mandarle un cesto regalo con un campionaria
di tutta la piccola oggettistica con il simbolo presidenziale, accompagnato da
una nota: “Ma tu, cara Barbara, sarai comunque sempre la benvenuta e potrai
rubare quello che vuoi”. Meryl Streep, tre volte Oscar e gigantesca attrice, ha
ammesso di aver rubato allegramente. Ha raccontato di essersi trovata nel bagno
a sistemarsi il trucco accanto a una donna che nervosamente occhieggiava la
salvietta con il ricamo dell’aquila presidenziale. “Coraggio, cara, prendila
pure, io ne ho già una qui nella borsa”. E quello che non fanno gli ospiti,
fanno a volte i dipendenti: William Crook, guardia del corpo – senza grande
successo – di Lincoln, il presidente assassinato (..) schiodava le tavole di
legno del pavimento per ricavarne bastoni da passeggio, venduti a centinaia.
Dubito, per esperienza diretta, che chiunque sia stato ospite nel palazzo del
presidente sia mai uscito a mani vuote. Neppure io, che da una cena di Stato
riportai una tasca piena di bustine di fiammiferi con l’emblema presidenziale,
sono innocente. Oggi che il fumo è ovunque rigorosamente vietato e scoraggiato,
non saprei più che cosa rubare.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 30 maggio 2015 -
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