Quando si riuniscono a Bruxelles, il 23 aprile 2015, sono
passati solo cinque giorni dalla morte di 900 persone nel Mediterraneo, Eppure
nelle decisioni dei 28 primi ministri dell’Ue non c’è traccia di commozione.
Nella riunione tracciano la rotta dell’Agenda europea per l’immigrazione. Le
priorità: fermare i trafficanti, rafforzare i controlli, prevenire gli ingressi
irregolari. Insomma, una strategia ispirata alla repressione. La solidarietà
resta in secondo piano. Sia quella verso profughi e migranti, sia quella verso
le nazioni come l’Italia che devono gestire sbarchi e soccorsi. I veti di
Francia, Spagna e Paesi dell’Est fanno vacillare subito le promesse sul numero
di rifugiati che andrebbero condivisi tra gli Stati per alleggerire i porti
d’approdo Le quote oscillano dalle 40 alle 20 mila persone, in attesa della
decisione finale che arriverà il 25 giugno. Ma attualmente l’Italia ospita
83mila richiedenti asilo e gli sbarchi aumenteranno con la bella stagione: solo
da gennaio sono arrivate altre 41 mila persone. Se il volto solidale
scricchiola, quello repressivo è saldo. E prevede costi gravosi per il nostro
Paese. A partire da una condizione imposta dall’Ue: l’Italia non potrà più
chiudere un occhio sui regolamenti. Non saranno più tollerate fughe di
profughi, che cercano di raggiungere il Nord per presentare domanda d’asilo in
Svezia, Germania, Olanda, dove vivono parenti e amici. Nel 2014 in centomila
hanno lasciato il nostro Paese seguendo questo meccanismo informale. Invece ora
chiunque arriva sulle nostre coste verrà identificato con impronte digitali e
foto. Le conseguenze per l’Italia sono pesanti: tutte le persone saranno
trattenute in “centri di smistamento”, per essere controllate fino a che non
verrà deciso il loro futuro. Strutture che dovranno essere costruite dal
governo di Roma e presidiate dalle nostre forze dell’ordine. “Devono spiegarci
fino a dove intendono portare la costrizione”, dichiara Carlotta Bellini di
Save The Children: “Perché l’uso della forza non può essere giustificato.
Soprattutto sui minori. Non possiamo lasciar passare alcuna violenza su chi ha
già subito la guerra e chiede solo il diritto a un futuro”. Ma la volontà della
Ue è chiara, ee è che i controlli siano militarizzati e costrittivi. Con
l’obbligo per l’Italia di farsene carico, economicamente e socialmente. Fino a
quando l’operazione militare contro gli scafisti e le loro basi libiche non
avrà, come recita il documento dei ministri della Difesa rivelato da WikiLeaks,
“sensibilmente ridotto il flusso di migranti”. Così si chiude la Fortezza
Europa.
Francesca Sironi – Esclusivo – L’Espresso – 4 giugno 2015
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