Caro Papà
Anche i papà hanno
bisogno di coccole. E se le meritano. Nonostante girino per casa con mutandoni
improbabili, ridano sempre fragorosamente alla stessa terribile battuta e
pronuncino un po’ troppo spesso la fatidica frase: “Sai, figliolo, quando avevo
la tua età…”:
Sono quella
fortezza indistruttibile di forza e dolcezza all’ombra della quale siamo
cresciuti. Ci hanno accolto al mondo col loro faccione sorridente e adorante,
ci hanno insegnato a legarci le stringhe delle scarpe e a stringere la mano, ci
hanno aspettato con pazienza fuori dalle feste o dagli allenamenti, ci hanno
fatto scoprire noi stessi grazie a interminabili conversazioni serali.
Papà gorilla, papà
leone, papà elefante, papà orso bianco….
“Grazie per essere stato l’amico su cui ho sempre potuto
contare, grazie per essere stato l’eroe al quale mi sono sempre potuto
ispirare, grazie per essere stato mio
padre. Ti voglio bene, papà”.
Nella tradizione popolare, San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, è il
santo protettore dei poveri e dei derelitti, poiché i più indifesi hanno
diritto al più potente dei Santi.
In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani sposi, in un
paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata alla
richiesta di un riparo per il parto. Questo atto, che viola due sacri
sentimenti: l'ospitalità e l'amore familiare, viene ricordato in molte regioni
con l'allestimento di un banchetto speciale. Così in alcuni paesi della
Sicilia, il 19 marzo di ogni anno, si usava invitare i poveri al banchetto di
san Giuseppe. In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri
erano serviti dal padrone di casa.
In
alcune città, il banchetto veniva allestito in chiesa, e, mentre due
sacerdoti
servivano i poveri, un terzo predicava per nove volte, tante
quante
le pietanze che venivano servite. Oltre a proteggere i poveri e
le
ragazze, San Giuseppe, in virtù della sua professione, è anche il
protettore
dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori
della
sua festa
La festa del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche,
che si ritrovano un po' in tutte le regioni d'Italia: i falò e le zeppole.
Poiché la celebrazione di san Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, si è
sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano. In
quest'occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed
enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco
sta per spegnersi, alcuni li scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre
filano, intonano inni per San Giuseppe. Questi riti sono accompagnati dalla
preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta
da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa.
A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bignè di san Giuseppe, ha un fervore particolare.
Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banco di frittelle, e tutta la città era addobbata da decorazioni festive. E' infatti con la festa di san Giuseppe che si saluta definitivamente l'inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosità e la
devozione dei cristiani.
A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bignè di san Giuseppe, ha un fervore particolare.
Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banco di frittelle, e tutta la città era addobbata da decorazioni festive. E' infatti con la festa di san Giuseppe che si saluta definitivamente l'inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosità e la
devozione dei cristiani.
Le origini della
festa del papà
La Festa del papà ricorre il 19 marzo in concomitanza con la Festa di
San Giuseppe. Pare che l'usanza ci pervenga dagli Stati Uniti e fu celebrata la
prima volta intorno ai primi anni del 1900, quando una giovane donna decise di
dedicare un giorno speciale a suo padre. Agli inizi la festa del papà ricorreva
nel mese di giugno, in corrispondenza del compleanno del Signor Smart alla
quale fu dedicata, poi solamente quando giunse anche in Italia si decise che
sarebbe stato più adatta festeggiarla il giorno della Festa di San Giuseppe. In
principio nacque come festa nazionale, ma in seguito è stata abrogata anche se
continua ad essere un'occasione per le famiglie, e soprattutto per i bambini,
di festeggiare i loro papà
Pensieri e Poesie per la Festa
del Papà – da Pianeta Mamma
(su consiglio di Cristina
Brignole)
Poesie per il papà
Vi
proponiamo due poesie lunghe e impegnative firmate da due grandi autori
italiani, Salvatore Quasimodo e Camillo Sbarbaro. Entrambe celebrano
l'amore filiale per il padre, quella di Quasimodo, in particolare, è il ricordo
di come la figura del padre, forte, serena e coraggiosa, riuscì a scacciare via
la paura durante il terribile terremoto che sconvolse Messina.
Padre, anche se
Padre,
anche se
Padre,
se anche tu non fossi il mio
padre,
se anche fossi a me un estraneo,
per
te stesso, egualmente t'amerei.
Ché
mi ricordo d'un mattin d'inverno
che
la prima viola sull'opposto
muro
scopristi dalla tua finestra
e
ce ne desti la novella allegro.
Poi
la scala di legno tolta in spalla
di
casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi
piccoli stavamo alla finestra.
E
di quell' altra volta mi ricordo
che
la sorella, mia piccola ancora,
per
la casa inseguivi minacciando.
(la
caparbia avea fatto non so che)
Ma
raggiuntala che strillava forte
dalla
paura, ti mancava il cuore:
che
avevi visto te inseguir la tua
piccola
figlia e, tutta spaventata,
tu
vacillante l'attiravi al petto
e
con carezze dentro le tue braccia
avviluppavi
come per difenderla
da
quel cattivo ch'era il tu di prima.
Padre,
se anche tu non fossi il mio
padre,
se anche fossi a me un estraneo,
fra
tutti quanti gli uomini già tanto
pel
tuo cuore fanciullo t’amerei.
di
Camillo Sbarbaro
Al padre
Dove
sull'acqua viola
era
Messina, tra fili spezzati
e
macerie tu vai lungo binari
e
scambi col tuo berretto di gallo
isolano.
Il terremoto ribolle
da
due giorni, è dicembre d’uragani
e
mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei
carri merci e noi bestiame infantile
contiamo
sogni polverosi con i morti
sfondati
dai ferri, mordendo mandorle
e
mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del
dolore mise verità e lame
nei
giochi dei bassopiani di malaria
gialla
e terzana gonfia di fango.
La
tua pazienza
triste,
delicata, ci rubò la paura,
fu
lezione di giorni uniti alla morte
tradita,
al vilipendio dei ladroni
presi
fra i rottami e giustiziati al buio
dalla
fucileria degli sbarchi, un conto
di
numeri bassi che tornava esatto
concentrico,
un bilancio di vita futura.
Il
tuo berretto di sole andava su e giù
nel
poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche
a me misurarono ogni cosa,
e
ho portato il tuo nome
un
po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel
rosso del tuo capo era una mitria,
una
corona con le ali d’aquila.
E
ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho
voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di
partenza colorati dalla lanterna
notturna,
e qui da una ruota
imperfetta
del mondo,
su
una piena di muri serrati,
lontano
dai gelsomini d’Arabia
dove
ancora tu sei, per dirti
ciò
che non potevo un tempo - difficile affinità
di
pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale
del biviere, agavi lentischi,
come
il campiere dice al suo padrone:
"Baciamu
li mani". Questo, non altro.
Oscuramente
forte è la vita.
di
Salvatore Quasimodo
e ancora…
San Giuseppe
San
Giuseppe vecchierello
cosa
avete nel cestello?
-
Erba fresca, fresche viole
nidi,
uccelli e lieto sole!
Nel
cantuccio più piccino
ho
di neve un fiocchettino,
un
piattino di frittelle
e
poi tante cose belle!
Mentre
arriva primareva
canto
a tutti una preghiera,
la
preghiera dell'amore
a
Gesù nostro Signore
Al babbo lontano
Caro
uccellino che volando vai,
il
babbo mio di certo tu vedrai.
Digli
che è tanto buono il suo bambino,
e
che spesso gli manda un bel bacino.
Digli
che gli vuol bene e che lo aspetta!
Vola,
uccellino, vola vola in fretta!
Ricette Caratteristiche per la
Festa del Papà e di San Giuseppe
Bignè Di San Giuseppe
Per 6 persone
150 gr di farina, sale, 100 gr di burro, 4 uova, 40
gr di zucchero semolato, 50 gr di zucchero a velo. Per la crema pasticcera: 30
gr di farina, 2,5 dl
di latte intero, 2 tuorli, 80 gr di zucchero, una scorza di limone. Olio.
Preparare la crema pasticciera: in una casseruola
portare a bollore il latte con metà zucchero e la scorza di limone. In una
ciotola montare i tuorli con lo zucchero rimasto sin ad avere un composto
spumoso, aggiungervi la farina, mescolare bene. Aggiungere a filo il composto
di latte, mescolare, rimettere nella casseruola e fare cuocere, sempre
mescolando, sin che la crema si sarà addensata. Fare raffreddare.
Ridurre il burro a dadini e metterlo in una
casseruola con 2,5 dl
di acqua, lo zucchero semolato e un pizzico di sale. Portare il composto a
ebollizione mescolando. Togliere dal fuoco e versarvi in un solo colpo la
farina, amalgamare con forza e rimettere sul fuoco, sempre mescolando, facendo
cuocere sin quando il composto si staccherà dalla parete della casseruola.
Lasciare intiepidire, incorporarvi le uova, una alla volta e solo dopo che il
precedente sia stata bene amalgamato. Lavorando con un cucchiaio di legno sino
a che il composto sia morbido e consistente. Portare a ebollizione in una
padella abbondante olio. Con l’aiuto di un cucchiaio prelevare un poco di
impasto che cercherete di modellare con l’aiuto di un cucchiaino e verserete
nell’olio bollente. Facendone cuocere 6 alla volta, dorandoli da entrambi le
parti- Scolarli su carta assorbente da cucina. Con una siringa a bocchetta
liscia, riempire i bignè di crema e sistemarli a piramide su un piatto da
portata, spolverizzarli con lo zucchero a velo e servire.
Zeppole Specialissimi Per il Papà
Zeppole Ripiene Di Crema
Per 6 persone
Per la crema
pasticcera: ½ lt di latte, 1 tuorlo, 40 gr di zucchero semolato, 20 gr di
farina, la scorza di ½ limone. Farina per il piano di lavoro.
Preparare la crema
pasticcera: in una casseruola fare bollire il latte con metà dello zucchero
semolato e la scorza di limone. In una ciotola montare il tuorlo con lo
zucchero rimasto e la farina, aggiungervi a filo il latte da cui avrete
eliminato la scorza di limone. Rimettere il composto nella casseruola e fare
cuocere, sempre mescolando, sino a quando la crema sia addensata. Versare in
una casseruola 2 bicchieri di acqua, la Marsala e lo zucchero e portare a
bollore. Versarvi la farina e cuocere il composto, sempre mescolando con un
cucchiaio di legno, sino a quando inizierà a staccarsi dalle pareti della
casseruola. Fuori dal fuoco incorporarvi, i tuorli, uno alla volta, e solo dopo
aver amalgamato quello precedente. Fare intiepidire. Infarinare un piano di
lavoro. Con l’impasto formare tante stringhe lunghe circa 20 cm e larghe 1,5 cm. e unendo le due
estremità delle stringhe. Appoggiarle sul piano. In una padella con abbondante
olio in ebollizione, fare dorare le ciambelle da entrambi le parti e scolarle
su carta assorbente da cucina. Lasciarle raffreddare e spolverarle con lo
zucchero vanigliato. Appoggiarle su un grande piatto da portata guarnendole con
qualche ciuffetto di crema con sopra un occhio di marmellata. Fare se
necessario due strati, facendo attenzione a non rovinare la guarnizione delle
prime zeppole.
Ancora Zeppole Speciali
Per 6 persone
Zeppole Semplici, I Versione
6 uova, ½
bicchiere d’acqua, gr 250 di farina, gr 150 di zucchero, burro, olio.
Sbattete le uova
con l’acqua e la farina, mescolate bene per circa 5 minuti, aggiungete una noce
di burro, fatto fondere in precedenza e mescolate per 2 minuti. Mettete la
pasta in una casseruola e ponetela su fuoco basso, mescolandola continuamente,
finche non sarà addensata. Toglietela dal fuoco. Mettete l’olio in una padella
larga e bassa e fatelo scaldare. Prendete quindi con un cucchiaio un po’
d’impasto e fatelo cadere dolcemente nell’olio. Fate attenzione a muovere la
pasta nell’olio, affinché non attacchino al fondo. Scolatele e passatele su
carta assorbente da cucina. Servitele spolverizzate di zucchero.
Zeppole Alle Patate, II Versione
500 gr di farina,
500 gr di patate, 100 gr di burro, 4 uova intere,1 cucchiaino di sale, 2
cucchiai di zucchero, 2 dadi di lievito di birra, buccia di limone grattugiata.
Cotte le patate si
pelano calde e si passano al setaccio, quindi si aggiungono tutti gli
ingredienti. L’impasto si deve lavorare poco. Lavorarlo sino a quando sia ben
amalgamato. Si formano dei bastoncini grossi il doppio di un dito medio,
aiutandovi con la farina, e si tagliano ogni 20 cm, chiudendoli ad anello.
Si lasciano lievitare per circa un’ora, lasciandoli appoggiati su un piano da
lavoro, coperti con uno “scialle di lana”. Quando avranno raddoppiato il volume
si friggono nell’olio bollente, usando una casseruola molto alta, per far sì
che galleggino nell’olio. Far asciugare il grasso superfluo su carta assorbente
da cucina e si passano nello zucchero.
AUGURI A TUTTI I PAPA’!
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