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sabato 4 marzo 2017

Lo Sapevate Che: Il granchio pugile che picchia con gli anemoni...



Un incrocio tra Rocky Balboa e le ragazze pon pon: sono i granchi – dieci specie appartenenti al genere Lybia – che vivono nei fondali più bassi della regione indo-pacifica, l’area tropicale che va dal Mar Rosso e dalla costa orientale africana fino alle Hawaii. “Le chele di questi crostacei reggono costantemente due anemoni, a mo’ di guantoni” spiega Yirael Schnytzer, ricercatore in biologia marina alla Bar-Ilan Universiy di Tel Aviv. “Il granchio pugile non si separa mai dagli anemoni, se non per pochi minuti quando si pulisce: abbiamo costruito delle “tane” trasparenti per poter osservare i suoi comportamenti meno visibili, e abbiamo visto che durante la pulizia quotidiana, utile a evitare che parassiti attecchiscano sulla corazza, il granchio posa un anemone, usa la chela libera per pulirsi, poi riprende l’anemone e fa lo stesso con l’atra chela”. Le chele dei Lybia hanno una particolarità: sono molto esili e non vengono mai usate come pinze, nemmeno durante i combattimenti. “In realtà gli anemoni sono un’arma migliore, perché hanno cellule urticanti. E questi crostacei li usano come guantini da boxe, ossia assestando colpi simili a pugni a pesci troppo invadenti: questi ultimi reagiscono dimenticandosi – evidentemente in preda al dolore provocato dalle cellule urticanti – e fuggono via” spiega Schnytzer. E c’è anche un altro motivo che rende prezioso l’anemone: “Il granchio lo usa come risorsa alimentare: gli sottrae infatti il cibo che rimane impigliato tra i suoi tentacoli e in questo modo non solo si nutre, ma limita la crescita dei suoi “guantini”. Abbiamo riscontrato ce gli anemoni, una volta sottratti al granchio, diventano grandi almeno il doppio”. Nelle loro ricerche, Schuyzer e colleghi non si sono mai imbattuti in un granchio pugile privo dei suoi due compagni tentacolati. “Questo significa che gli sono indispensabili per la sopravvivenza. Anche i più giovani ne sono dotati” Tanto che quando un granchio, per qualche motivo, si ritrova senza uno o due guantoni, ha due tipi di reazione, entrambe sorprendenti. “Se è rimasto del tutto a chele nude” ricorre al furto: ingaggia lotte furiose con i consimili finché non riesce a strappar loro un anemone. Abbiamo studiato questo comportamento facendo incontrare individui privi di “guantoni” con altri che li avevano: nel 73 per cento degli incontri si è verificato un combattimento culminato con il furto di un anemone. Anche individui minuti non esitano ad aggredire consimili più grandi, e riescono molto spesso a sottrarre il bottino” spiega Schnytzer. “Quelli che restano con un solo anemone, invece, lo clonano. Lo tengono per le estremità con le due chele, e lo allungano. Con le altre zampe lo tagliano nel mezzo. E sono molto precisi: se si accorgono di averlo preso in modo sbagliato, lasciano la presa e lo riposizionano. Alla fine, dopo un processo che dura in media venti minuti, ogni chela ha ottenuto il suo mezzo anemone: le due metà si rigenerano in pochi giorni e diventano individui completi”. Esistono dieci specie conosciute di granchi Lybia e nessuna ama rimanere a chele vuote. “la Libya leptochelis preferisce anemoni Alicia. Le altre specie, come la Lybia tessellata, tengono soprattutto la Triactis producta. La Lybia hatagumoana, che vive in Giappone, si distingue perché nelle sue chele imprigiona due piccole lumache marine, che non si sa ancora bene a che cosa gli servano” spiega il biologo. Ma come può essere nata un’abitudine così singolare? “Specie vicine, come i granchi Trapezia, vivono tra i coralli proteggendoli dai pesci ed essendo a loro volta protetti dai coralli. Forse possiamo partire di qui per capire la strana evoluzione dei Lybia dice Schnytzer. “Gli antenati probabilmente vivevano nascosti. Poi qualche individuo in mezzo agli anemoni. Poi qualche individuo ha preso un pezzo di anemone, e magari l’ha diviso, e l’abitudine ha iniziato a diffondersi. In tempi molto lunghi, la selezione naturale ha premiato i granchi con le chele più piccole e delicate, in grado di tenere i “guantoni” senza danneggiarli” ipotizza Schnytzer. “Questo spiegherebbe perché oggi queste chele sono così esili e inutili agli altri scopi”.
Giuliano Aluffi – Animali – Il Venerdì di Repubblica – 24 febbraio 2017 -

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