Un incrocio tra Rocky Balboa e le
ragazze pon pon: sono i granchi – dieci specie appartenenti al genere Lybia –
che vivono nei fondali più bassi della regione indo-pacifica, l’area tropicale
che va dal Mar Rosso e dalla costa orientale africana fino alle Hawaii. “Le
chele di questi crostacei reggono costantemente due anemoni, a mo’ di guantoni”
spiega Yirael Schnytzer, ricercatore in biologia marina alla Bar-Ilan Universiy
di Tel Aviv. “Il granchio pugile non si separa mai dagli anemoni, se non per
pochi minuti quando si pulisce: abbiamo costruito delle “tane” trasparenti per
poter osservare i suoi comportamenti meno visibili, e abbiamo visto che durante
la pulizia quotidiana, utile a evitare che parassiti attecchiscano sulla
corazza, il granchio posa un anemone, usa la chela libera per pulirsi, poi
riprende l’anemone e fa lo stesso con l’atra chela”. Le chele dei Lybia hanno
una particolarità: sono molto esili e non vengono mai usate come pinze, nemmeno
durante i combattimenti. “In realtà gli anemoni sono un’arma migliore, perché
hanno cellule urticanti. E questi crostacei li usano come guantini da boxe,
ossia assestando colpi simili a pugni a pesci troppo invadenti: questi ultimi
reagiscono dimenticandosi – evidentemente in preda al dolore provocato dalle cellule
urticanti – e fuggono via” spiega Schnytzer. E c’è anche un altro motivo che
rende prezioso l’anemone: “Il granchio lo usa come risorsa alimentare: gli
sottrae infatti il cibo che rimane impigliato tra i suoi tentacoli e in questo
modo non solo si nutre, ma limita la crescita dei suoi “guantini”. Abbiamo
riscontrato ce gli anemoni, una volta sottratti al granchio, diventano grandi
almeno il doppio”. Nelle loro ricerche, Schuyzer e colleghi non si sono mai
imbattuti in un granchio pugile privo dei suoi due compagni tentacolati.
“Questo significa che gli sono indispensabili per la sopravvivenza. Anche i più
giovani ne sono dotati” Tanto che quando un granchio, per qualche motivo, si
ritrova senza uno o due guantoni, ha due tipi di reazione, entrambe sorprendenti.
“Se è rimasto del tutto a chele nude” ricorre al furto: ingaggia lotte furiose
con i consimili finché non riesce a strappar loro un anemone. Abbiamo studiato
questo comportamento facendo incontrare individui privi di “guantoni” con altri
che li avevano: nel 73 per cento degli incontri si è verificato un combattimento
culminato con il furto di un anemone. Anche individui minuti non esitano ad
aggredire consimili più grandi, e riescono molto spesso a sottrarre il bottino”
spiega Schnytzer. “Quelli che restano con un solo anemone, invece, lo clonano.
Lo tengono per le estremità con le due chele, e lo allungano. Con le altre
zampe lo tagliano nel mezzo. E sono molto precisi: se si accorgono di averlo
preso in modo sbagliato, lasciano la presa e lo riposizionano. Alla fine, dopo
un processo che dura in media venti minuti, ogni chela ha ottenuto il suo mezzo
anemone: le due metà si rigenerano in pochi giorni e diventano individui
completi”. Esistono dieci specie conosciute di granchi Lybia e nessuna ama rimanere
a chele vuote. “la Libya leptochelis
preferisce anemoni Alicia. Le altre specie, come la Lybia tessellata, tengono soprattutto la Triactis producta. La Lybia
hatagumoana, che vive in Giappone, si distingue perché nelle sue chele
imprigiona due piccole lumache marine, che non si sa ancora bene a che cosa gli
servano” spiega il biologo. Ma come può essere nata un’abitudine così
singolare? “Specie vicine, come i granchi Trapezia,
vivono tra i coralli proteggendoli dai pesci ed essendo a loro volta protetti
dai coralli. Forse possiamo partire di qui per capire la strana evoluzione dei
Lybia dice Schnytzer. “Gli antenati probabilmente vivevano nascosti. Poi
qualche individuo in mezzo agli anemoni. Poi qualche individuo ha preso un
pezzo di anemone, e magari l’ha diviso, e l’abitudine ha iniziato a
diffondersi. In tempi molto lunghi, la selezione naturale ha premiato i granchi
con le chele più piccole e delicate, in grado di tenere i “guantoni” senza
danneggiarli” ipotizza Schnytzer. “Questo spiegherebbe perché oggi queste chele
sono così esili e inutili agli altri scopi”.
Giuliano Aluffi – Animali – Il Venerdì di Repubblica – 24
febbraio 2017 -
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