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venerdì 24 marzo 2017

Lo Sapevate Che: Incidenti falsi feriti veri...



“Funny Games” è un film tremendo del 1997 diretto da Michael Haneke. Peter e Paul sono due ragazzi che compiono atti violenti ai danni di alcune persone in vacanza nei pressi di un lago. Peter e Paul si fingono ospiti di vicini di casa e vanno per conto di quelli, a chiedere uova alle famiglie che abitano le ville adiacenti. Hanno evidentemente deciso di trascorrere così quelle vacanze estive: torturando e uccidendo una a una tutte le famiglie della zona. Prima sarà Toccato a Fred e Gerda, il cui destino possiamo solo immaginare, poi ad Anna, George e loro figlio Schourshi, di cui seguiamo la tragica discesa negli inferi. La colonna sonora amplifica il senso di impotenza, ci fa sentire in gabbia, circoscrive un angusto perimetro non solo attorno ai protagonisti, ma anche attorno a noi: saremo i prossimi. Si tratta di Naked City, disco dell’omonima band fondata da John Zorn. Peter e Paul ricordano Alexander di “Arancia meccanica” anche se il film pare ispirato a una storia vera; risulta però difficile immaginare una violenza gratuita tanto efferata. Difficile fino a quando non ti imbatti in una notizia di cronaca che racconta questo: a Grazzanise, un paese del Casertano, sei persone sono finite in manette (quattro in carcere e due agli arresti domiciliari) perché procuravano ferite e fratture a giovani tra i 18 e i 25 anni che dovevano risultare vittime di incidenti. Incidenti fasulli, ma vittime vere. I sinistri fasulli in Campania sono sempre esistiti ed il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, lo stesso che ha in carico questo processo, è oberato di cause che riguardano falsi incidenti stradali. Nel 2012, sempre in provincia di Caserta, ci fu un caso eclatante: i carabinieri di Santa Capua Vetere e Caserta scoprirono 300 falsi incidenti allo scopo di truffare le assicurazioni, ci furono 36 arresti per un totale di 200 indagati. Tra questi medici e avvocati che dovevano produrre i documenti utili a ottenere il risarcimento del danno. In Campania quello dei falsi incidenti è un business che frutta decine di milioni di euro ogni anno. La Campania detiene il primato nazionale, seguita da Puglia e Sicilia, quindi da due regioni che hanno entrambe organizzazioni criminali strutturate e che vivono una condizione di perenne crisi economica di emergenza occupazionale. Si potrebbe quasi dire che le frodi assicurative sono, nel nostro Paese, la cartina al tornasole dello stato di salute di un territorio e una sorta di ammortizzatore sociale. Questa che per me è una provocazione, un paradosso, una forzatura, in realtà per centinaia di persone è lavoro al punto che, tutto sommato, nella percezione generale, cercare testimoni falsi o farsi produrre documenti compiacenti, diventa prassi giustificata come ribellione alla Robin Hood: si commette reato per togliere ai ricchi (le compagnie assicurative) e dare ai poveri (il popolo negletto). Si tenga presente poi che, in moltissime zone del Sud, è difficilissimo trovare testimoni reali che, nella celebrazione dei processi, siano disposti anche semplicemente a riferire la dinamica di un tamponamento. Il timore di avere a che fare con forze dell’ordine, giustizia e avvocati è tale da indurre anche chi non ha nulla da temer a sottrarsi alla macchina giudiziaria. Da qui il ricorso a testimoni falsi, avvertito quasi come una necessità. Ho ragione? Ma senza testimoni rischio di non essere risarcito, per di più ha torto molto probabilmente porterà testimoni falsi. È n meccanismo infernale da cui non si riesce a uscire è prassi. E quando ad accettare la regola del malaffare sono anche le persone per bene, l’asticella si sposta sempre oltre. Dai falsi testimoni e i falsi documenti, a vittime realmente pestate a sangue perché i referti (questa volta, a quanto pare compilati da medici ignari) avessero prognosi molto lunghe per risarcimenti cospicui. Le persone picchiate con spranghe di ferro e mazze da baseball erano consenzienti e si sottoponevano al massacro per poche decine di euro. Era un sistema folle ma rodato, cos’è dunque a non aver funzionato? Ad aver inceppato il meccanismo? I picchiatori, per ben due volte, massacrano di botte un ragazzo di 22 anni incapace di intendere e di volere che racconta tutto a sua madre. La donna sporge denuncia ai Carabinieri che avviano un’indagine che porterà agli arresti. Al dispiacere per il ragazzo vittima di violenza gratuita e bestiale, si unisce lo sgomento: al Sud la disperazione è tanta e tale da indurre ragazzi giovanissimi a farsi picchiare violentemente per avere in cambio poche decine di Euro. È lo specchio di un Sud fallito.
Roberto Saviano – L’Antitaliano -  L’Espresso – 19 marzo 2017 -

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