Che pensereste di una persona che ogni
giorno desse ai suoi bambini un bicchierino di grappa? Certo niente di buono,
eppure secondo una ricerca coordinata dal pediatra ed epatologo Valerio Nobili,
dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, milioni di persone, in Italia e
nel mondo, fanno una cosa più o meno equivalente dal punto di vista dei danni
al fegato, mettendo a rischio la salute dei propri figli. Tutto parte dal caso
di 271 bambini sovrappeso di 8-12 anni: durante controlli medici si era visto
che avevano il fegato ingrossato e indicatori ematici di sofferenza epatica.
Una biopsia ha poi svelato che la causa di tutto era un accumulo di grasso
nelle cellule epatiche: una condizione asintomatica, ma che può degenerare in
pochi anni in fibrosi e poi cirrosi. Questo percorso un tempo era tipico degli
alcolisti, ma dagli anni ’80 negli Usa lo si è cominciato a osservare anche in
persone astemie e obese. “Per capire quali fattori avessero danneggiato il
fegato di bambini così piccoli” dice Nobili “li abbiamo esaminati più a fondo
individuando uno dei principali: un paziente su due aveva un livello troppo
alto di acido urico nel sangue”. Normalmente l’iperuricemia, che alla lunga
danneggia sistema cardiocircolatorio e articolazioni, si trova in chi mangia
molto pollame, birra, frutti di mare, una dieta improbabile per dei bambini.
“Ma l’acido urico viene prodotto anche dal fegato, quando degrada l’etanolo o
il fruttosio. Scartato il primo, siamo arrivati alla fonte del secondo
esaminandola dieta dei pazienti, ricca in merendine e bevande zuccherate: la
quantità di fruttosio assunto era in diretta relazione con il livello di acido
urico e con il danno al fegato”. Il fruttosio, abbondante nella frutta e
presente insieme al glucosio anche nel saccarosio, è uno zucchero “ambiguo”:
visto che è economico e più dolce del saccarosio, l’industria alimentare lo
aggiunge generosamente a tanto prodotti, soprattutto destinati ai bambini.
“Mangiando frutta si assumono però anche fibre, vitamine e antiossidanti, che
rallentano e attenuano gli effetti degli zuccheri sul fegato; bibite e
merendine fanno invece arrivare al fegato una bomba di puro fruttosio,
infiammandolo e, alla lunga, creando depositi di grasso”. Il consumo di
fruttosio giornaliero per i bambini, dice Nobili, non dovrebbe superare i 25
grammi. Considerato che possono bastare una lattina di bibita o due merendine
per raggiungere quel limite, si capisce che l’abuso è dietro l’angolo. “Gli
effetti di obesità ed eccesso di fruttosio si stanno manifestando
drammaticamente negli Usa, con un crescente numero di trapianti di fegato in
giovani adulti. In Italia, Paese con due milioni di bambini sovrappeso,
consiglio ai genitori di tenere i figli sotto al limite dei 25 grammi di
fruttosio: ne basta un solo grammo in più al giorno, per aumentare di 1,5 volte
il rischio di danni epatici.
Alex Saragosa -
Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 3 marzo 2017 -
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