“Dormi bene, cura la vita” è lo slogan
della X Giornata mondiale del sonno, che si celebra il 17 marzo (informazionisonno.it). A prima vista non
si capisce bene perché ci sia bisogno di celebrare una funzione fisiologica, ma
lo rivelano le cifre riportate dal portale stesso: 13 milioni di italiani non
dormono bene e cercano di rimediare, i tre quarti senza consultare uno specialista,
spendendo 500 milioni l’anno in sonniferi. Le conseguenze di questa perdita del
sonno di massa sono pesanti: per esempio, dei circa tremila morti per incidenti
stradali nel nostro Paese, si stima che un terzo derivi da colpi di sonno.
Dormire poco è poi correlato a ipertensione, obesità e malattie
cardiovascolari, e anche all’efficienza della mente: Jane Ferrie, medico
speciale presso lo University College di Londra, ha valutato le capacità
cognitive di lavoratori di mezza età nel corso di cinque anni e quelli che
dormivano troppo poco apparivano in media mentalmente più vecchi degli altri di
due anni. Nel libro Il potere del sonno (Vallardi) Richard Wiseman, psicologo
dell’Università dell’Hertfordshire, e uno dei maggiori esperti mondiali del
tema, spiega perché è diventato così difficile dormire. “In parte dipende
dall’invecchiamento della popolazione, ma in parte la causa è la società del
“sempre connesso”, che considera il dormire tempo sprecato: fra il 1960 e il
2000 gli americani hanno perduto in media oltre un’ora di sonno. A rare persone
basta dormire poche ore per garantirsi la manutenzione cerebrale”, la maggior
parte di noi ha però bisogno di otto ore. Chi perde un’ora di sonno a notte non
avverte stanchezza, ma ha ugualmente attenzione, memoria e riflessi ridotti”.
Tanti però vorrebbero dormire il giusto, e non ci riescono. “L’insonnia spesso
dipende dall’alterazione dei ritmi circadiani: per esempio chi fa un lavoro con
turni di notte spesso finisce per perdere una o più ore di sonno al giorno. Ma
il ritmo circadiano può essere alterato anche dall’esposizione a luci
artificiali: il nostro cervello riceve infatti lo stimolo al sonno dalla debole
luce del tramonto e poi dal buio. Occorre quindi evitare schermi bluastri e
luci intense (anche nel bagno) nell’ora prima di andare a letto, tenere la
temperatura della stanza intorno ai 18 gradi, fare attività fisica durante il
giorno. E’ utile anche fare un bagno caldo, spruzzare lavanda sul cuscino,
scrivere una lista delle cose da fare il giorno dopo, per evitare di
rimuginarci su, pensare a cose divertenti, fare uno spuntino a base di
carboidrati, svolgere compiti mentali ripetitivi, forzarsi a sbadigliare”. Ma
poi svegliarsi di notte è normale, dice Wiseman. “Se si hanno problemi a riaddormentarsi,
è meglio alzarsi e svolgere un’attività rilassante, come un puzzle, che
continuare a rigirarsi nel letto o, peggio, guardare il telefonino. Veri
disturbi, come i terrori notturni, il sonnambulismo, le apnee, richiedono
invece l’intervento di uno specialista”.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 19 marzo
2017 -
Nessun commento:
Posta un commento