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sabato 25 marzo 2017

Lo Sapevate Che: Diamoci uno strappo...



Spesso succede Che Abito E Politica siano l’uno la risposta all’altro, meno frequente il contrario, ma la relazione è stretta, a volte anche rivoluzionaria e scientificamente testata. In epoca di scissioni, strappi e distacchi, politici e economici, interni e esteri, la moda più pop, risentita e arrabbiata, che va di grande moda è il genere strappato, lacero, sbrindellato. Questa volta il nesso è chiaro. Considerata la piega e la piaga del paese, gli usi e i consumi della sua classe dirigente, l’etica di leader, ex premier, e aspiranti segretari non resta molto altro che stracciarsi le vesti. Agli Albori Della Faccenda notando gli indumenti mal ridotti nei negozi c’era chi aveva pensato a un furioso assalto di tarme in crisi economica, come metà del paese del resto, forse anche loro con una pensione minima senza nemmeno bonus degli ottanta euro. Poi, si è cominciato a capire che era anche un segnale, un messaggio biblico quasi, un urlo. Coì potente da diventare moda. Ora La Strappo-logia nel senso di espressione di una lacerazione, non solo della trama dei tessuti ma anche della trama politica e culturale, invade strade, armadi, partiti. Lo strappo è un leit motiv, un filo rosso, un obiettivo. Ha preso il posto della pur violenta rottamazione, adesso non si sostituisce più, si taglia. Non si ricuce, è meglio rompere prima. E’ la nuova certezza di una visione cartesiana. Strappo ero sum. Nei Grandi Magazzini come nelle boutique di quartiere i pull mostrano tagli fetish, le camicie sono stracciate come se fossero finite in pasto a rottweiler isterici, le magliette sembrano emerse da una zuffa tra dalemiani e renziani o tra salviniani e fan di Zaia. Per non parlare dell’invasione commerciale di sottane piene di strappi neanche fossero sfuggite a un inseguimento di Berlusconi durante un Bunga Bunga di successo. È La Politica Contemporanea che si basa sullo strappo, sul cambiare strada, sul dare un taglio. Sulla questione il Pd vincerebbe il Guinness mondiale. Ma anche il centro-destra non si fa parlare dietro, la strada dell’ei fu Polo delle Libertà è lastricata di ex finti delfini senza quid. La Lega ha sfondato al Nord sventolando la secessione e ora gli scontri a Napoli dell’11 marzo hanno mostrato l’accoglienza del Sud. Le fondamenta del grillismo, star del momento, sono state edificate sull’algoritmo dello strappo e della rottura anche al suo interno. La Veste Stracciata rappresenta anche una livella – dame altolocate come ragazzi con i voucher – un’uguaglianza sociale, solo apparente certo, che la politica non ha saputo trovare. Nata sulla strada prima e poi nei grandi magazzini globali, con i suoi buchi e i suoi strappi è la manifestazione del disagio. Tutto Il Vecchio Mondo È sotto strappo, i venti del nazionalismo e dell’antieuropeismo inneggiato alla divisione dalla madre Europa. Si profila anche il contrario, con la Scozia che vuole lo strappo dal Regno Unito per poter rientrare in Europa. Le Prime Vesti Stracciate si materializzano ai sintomi iniziali dell’anti europeismo. Si tratta dei jeans naturalmente, loro hanno sempre la primogenitura del cambiamento. A quel tempo, lo strappo non è esagerato (ora è impossibile quasi trovare un jeans che non sembri un emmental). (..). A Esaminare Il Fenomeno anche dal punto di vista elettorale – la moda preannuncia svolte e egemonia culturale in divenire – lo strappo mostra più una vocazione al proporzionale che al sistema maggioritario. Tanti piccoli strappi rendono indispensabili alleanze e intese per ricomporre “il tessuto lacerato”, scrive Stefano Folli su Repubblica. Anche se ci sono strappi che nessun ago e filo può rammendare. Né sui vestiti, né in politica.
Denis Pardo – Pantheon – L’Espresso – 19 marzo 2017 -

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