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martedì 28 marzo 2017

Lo Sapevate Che: Come non abusare di Twitter e vivere felici e vincenti...



“Bedankt!”, scrive il profilo twitter del Vvd, il partito di centrodestra rimasto alla guida dell’Olanda, dopo aver scongiurato nelle ultime settimane di campagna elettorale il rischio di cedere la leadership del Paese al Pvv, il Partito dell’islamofobo Geert Wilders. Complicw un improvviso intreccio di campagne elettorali, Mark Rutte, premier in carica, resistendo alla Turchia che ambiva a fare propaganda pro Erdogan in trasferta, ha recuperato a destra quei voti che servivano a lui e ad ogni europeista per tirare un sospiro di sollievo alla lettura dei risultati. L’esultanza sui social network, soprattutto se comparata alle smargiassate nostrane, è quasi inesistente. I profili ufficiali di Rutte non vengono aggiornati. Anche i verdi di Jesse Klaver, che da 4 sono passati a 14 seggi, nel trionfo si limitano ad un retweet dei risultati.E sì che Klaver, giovane, bello, di origini marocchine, il più votato di Amsterdan con messaggi diametralmente opposte alle hit di maggior successo dell’estrema destra, ne avrebbe di cose da condividere. Lui come altri, evidentemente, ritiene secondario l’abuso di slogan a 140 caratteri per dimostrare che la testa può ancora avere la meglio sulla pancia. A differenza della maggior parte dei nostri politici, quelli olandesi sembrano avere una vita al di fuori del virtuale, più attenti ai voti nelle urne che ai follower o ai like. A tenere insieme le due dimensioni, a ben guardare, alla fine è proprio Wilders. In testa nei sondaggi fino a poche settimane fa, è arrivato secondo, ma il suo partito è cresciuto, mentre le sinistre, verdi escluse, sono crollate. Questa sorta di franchising fascistoide internazionale che abbraccia Wilders. Trump, Le Pen, Orban e Salvini (per citare i più noti), quando non sfonda come temuto si afferma comunque più vitale, aggressivo e popolare che mai. “Make qualcosa great again”, “prima gli italiani” (o gli olandesi, i bianchi, i ricchi, i cattolici, il senso non cambia), “stop Islam”, ormai sono slogan talmente popolari e abusati che la Siae potrebbe decidere di attribuirli vagamente ad Autori Vari, categoria “folk contemporaneo” di questi tempi apparentemente senza anticorpi. Pertanto, ogni Maiconsalvini, al netto di violenze utili soprattutto a rinforzare l’immagine del leader leghista in vista della prossima provocazione, è benvenuto. Se poi l’anticorpo riuscisse a trovare rappresentanza politica e voce istituzionale là dove ormai quasi tutto tace e appare metabolizzato in una incomprensibile e colpevole rassegnazione al peggio, sarebbe cosa buona e giusta. Partendo dal principio elementare che no, in Italia, in democrazia, essere fascista non si può più da un po'.
Diego Bianchi – Il Sogno Di Zoro – Il Venerdì di La Repubblica – 24 marzo 2017 -

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