La prima reazione di fronte ai modi
della protesta dei tassisti a Roma, fra tirapugni e saluti fascisti, sarebbe
stata quella di abbonarmi finalmente a Uber. Ricordo bene il grado di irrisione
dei tassisti romani che mi portavano agli incontri con i lavoratori di Almaviva
in sciopero, così come le infinite tirate antisindacali che mi sono dovuto
sorbire nei misteriosi e infiniti riti del traffico capitolino. Vale per i
tassisti, s’intente, come per altre corporazioni. I ferrovieri in Italia sono
passati in una ventina d’anni da 250 mila a 70 mila senza ricevere grade
solidarietà da nessuno. Sarebbe però il caso di sollevare lo sguardo dalle
trincee delle nostre rispettive categorie e puntarlo sul futuro di tutti.
Andiamo verso un’economia che produce grandi profitti per pochi e
disoccupazione per troppi. Naturalmente si può vederla anche in maniera
ottimistica. L’ex premier Renzi per esempio è appena andato in gita in
California e in pochi giorni ha capito che non ci sarà un mondo con meno
lavoro, ma con milioni di lavori nuovi e reddito creato dal contatto diretto
fra produttori e consumatori. Purtroppo si tratta di una favola un po'
invecchiata. Vent’anni fa, quando è partita la rivoluzione della rete, hanno
raccontato ai creatori di contenuti – scrittori, musicisti, giornalisti
eccetera – che le nuove piattaforme avrebbero creato posti e ricchezza,
attraverso appunto il rapporto diretto per esempio fra giornalisti e lettori.
Hai un milione di lettori? Bene, ciascuno ti pagherà direttamente un centesimo
o meno, quasi nulla insomma, senza passare per intermediari e tu diventerai
ricco. E’ accaduto l’esatto contrario. Oggi un giornalista, uno scrittore, un
musicista, ha tre o quattro volte l’audience di prima, ma guadagna un quarto o
un quinto o nulla, gli editori licenziano, i giornali chiudono. In compenso
Google e Facebook, raccolgono da sole l’85 per cento della pubblicità, senza
produrre nulla, dando pochissimo lavoro e oltretutto pagando o non pagando le
tasse dove preferiscono. E’ la new economy, stupidi. Non ci possiamo fare
nulla. Ma non è vero. In tutta Europa si cerca finalmente di arginare il Far
West illegale della nuova economia di rete. Non è facile, bisogna studiare la
realtà e la politica ormai non studia altro se non le tecniche del consenso.
Occorre coraggio, perché gli interessi e le lobbies sono potentissimi. Basti
dire che in Europa non si riesce a rivedere le norme sull’ e-commerce, come
chiede anche il governo Gentiloni, da ben 16 anni, quando era un neonato. Ora è
il colosso di Rodi. Bisogna intervenire ora ed è già tardi. Nessuno per fortuna
crede più alle magnifiche sorti e progressive di un libero mercato che doveva
produrre maccheroni per tutti come nei sogni di Pulcinella e invece sforna
oligopoli e disperati in piazza.
Curzio
Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 3 marzo 2017-
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